sabato 18 febbraio 2012

Prenditi cura di me (Sellerio)
di GRAZIA CALANNA

La sveglia rigorosa (alle 6 del mattino dopo notti insonni), le birre con gli amici (7 euro l’una), l’Alluvione (rivive l’anno  1966), l’elisoccorso (urge comporre il 118), la rata della polizza assicurativa (800 euro impietosi), il ripristino del motore del furgone (5.000 euro al meccanico), l’ennesimo indebitamento (suppergiù 23.000 euro) e, in tasca, solo 85 euro. Numeri, cifre, quantità, scadenze, assillanti, dolenti come marchi (arroventati) bollano l’intera vicenda di Stefano, quarantenne fiorentino, apparente protagonista di “Prenditi cura di me”, agghiacciante racconto di Francesco Recami (Sellerio). Uno stile talmente fluido da farci dimenticare di stare leggendo un romanzo, quasi come fossimo affacciati alla finestra della nostra coscienza tant’è che certe storie, seppure non le abbiamo sperimentate personalmente, le conosciamo, ci toccano o ci hanno toccato per mezzo degli altri, i nostri simili, più o meno cari. Principale interprete, dunque, la solitudine, algida, minacciosa, vendicativa, finanche mentecatta (acuta simulatrice). Figlia dell’isolamento al quale, egoisti, costringiamo e - unicuique suum - saremo costretti.

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