martedì 31 luglio 2012




“Ti stringo la mano mentre dormi”

 di Elena Buia Rutt (fuorilinea).



Nero puro della notte, sonno bianco, mare calmo grigio verde, pesce rosso, bianca di felicità, bellezza umile e bianca, parole ancora rosse in faccia, stupido rosa, sassi bianchi, viali azzurri, arancione la casa si accuccia, erba verde, questione di rosso, di giallo, grigio su grigio. Con le proprie singolari sfumature, l’emozione affresca la vita e il suo intorno. “Anime pure e pensose quelle che amano i colori”, il pensiero di John Ruskin sovviene leggendo “Ti stringo la mano mentre dormi” di Elena Buia Rutt (fuorilinea). In un tempo rotondo, sguardo materno coglie l’incessante divenire del presente incarnato da “parole scalmanate / che ridendo corrono / su un pezzo di foglio”. La fede, “spazio d’aria / che quando / lo attraversi / sorridi piano / come nevicasse”, zampilla immacolata di verso in verso, “le palme delle mani / radici / rivolte verso il cielo”, di cuore in cuore, finanche ricordando la scrittrice olandese Etty Hillesum, “Non c’è riparo: / se non a braccia aperte / farsi cima o scogliera / e quando il vento trafigge / placarlo / grata / nell’abbraccio”. La fede, cito Mario Luzi, è un fuoco che il suo ardore rigenera, “librarsi così in alto / nel cielo / da non potere più essere visto, / ma solo rimpianto / e poi ammirato / per la leggerezza / per la libertà / con cui va incontro all’eternità”. È incanto, energia, “il fruscio della piuma / che rompe la pietra”, leggiamo rievocando Bartolo Cattafi (“un filo di paglia mi può trafiggere”). “Il sermo cotidianus è teso al massimo della propria capacità espressiva. L’effetto più evidente è la forza di generare una sensazione di intensità legata a gesti semplici – si legge nella prefazione di Antonio Spadaro”.

Quando ha iniziato a scrivere poesie? “Con la nascita dei miei bambini: mi sono improvvisamente trovata in balia dell’urgenza di dar voce a un’intuizione di stupore, di meraviglia. Il vivere e il morire non sono stati più un gioco della mente, ma si sono incarnati (letteralmente) nel mio corpo: la vita era dentro di me e la morte, da quel momento in poi, mi avrebbe riguardata non solamente dal punto di vista intellettuale - dichiara Elena Buia Rutt”.

Cosa significa fare poesia? “Toccare l’essenzialità dell’esperienza: riscoprire la realtà, saperne discernere i fondamenti. Vuol dire vedere come ogni nostro gesto, anche il più prosaico, banale, quotidiano, finito esprima un qualcosa di più, un valore eccedente, una dimensione che lo supera: porti insomma con sé l’impronta, la traccia dell’infinito e del trascendente”.

Prodigioso poetare proteso, “tra l’alloro e il biancospino”, all’ascolto (festoso) dello scampanio esistenziale, “Irresistibile il suono dilaga, / attraversa l’erba, il ferro, noi. / E ci trasforma. / Tutt’uno con la vita / che non muore”.

GRAZIA CALANNA