domenica 28 dicembre 2014


Recensione
“LA SINDROME DI HUGH GRANT” DI DANIELE COBIANCHI
I 40enni incapaci di assumersi responsabilità
La Sicilia 23.12.2014
di Grazia Calanna
 
“Non capisco questa cosa dei quarantenni che girano con la sciarpetta al collo. Li vedevo anche quando stavo con Marcella, tutti impettiti e gonfi in organze sintetiche e lini misti acrilico, darsi un tono da protagonista del Grande Fratello e dire: «Io sono uno che le cose le dice in faccia, punto». Ma all’epoca, l’idea di farne parte era così distante da me che non mi preoccupava, e con Marcella si rideva a crepapelle quando questi bellimbusti ci tagliavano la strada. Senza parlare dei braccialetti Cruciani ai polsi, e delle sopracciglia pinzettate. C’è anche qualcuno che gira con le scarpe da calcio, sì, proprio quelle da tredici tacchetti, sotto l’abito scuro. Giuro che se questa moda prende piede – ecco, ho fatto la battuta – espatrio”. Uno stralcio da ‘La Sindrome di Hugh Grant’, edito da Mondadori, nuovo romanzo generazionale di Daniele Cobianchi che con lo stile fresco e smagliante che lo distingue, a partire dal protagonista, Thomas, racconta i quarantenni di oggi, ‘ognuno infelice a modo proprio’. “Ci sono quelli sposati che tradiscono nell’ora del calcetto, i separati senza più un euro in tasca, quelli che si contendono l’affido dei figli, quelli in carriera che vengono presi a calci nel sedere dai sessantenni che non mollano – spiega Cobianchi -. In più, ognuno di questi ‘quarantenni disperati’ vive il confronto con se stesso, con le proprie aspettative, in un momento della vita nel quale ti rendi conto che la tua strada è ormai segnata e non puoi mandare tutto all’aria e ricominciare daccapo perché ciò che hai, o ciò che sei, non ti soddisfa. Thomas Rimini è uno di questi. Uno che potrebbe essere interpretato da Hugh Grant in una di quelle commedie che l’hanno reso famoso. Thomas vive una profonda crisi personale nonostante sia una persona di successo e abbia tutto quello che in apparenza potrebbe renderlo un uomo risolto. Si sente schiacciato dai tempi della vita, dal concetto di maturità che ai suoi occhi si avvicina al concetto di rinuncia, dall’obbligo delle decisioni da prendere, dal compromesso inevitabile che la società impone senza scrupoli omologando chiunque, anche chi non sa ancora cosa realmente vuole, e chiede solo un po’ di tempo in più”. Una sindrome, riconducibile alla più celebre di ‘Peter Pan’, per una (diffusa) condizione psicologica (sempre più patologica) contraddistinta dal rifiuto o, se preferite, dall’incapacità (?), di crescere e assumersi precise responsabilità. Un plot, per il quale con la canzone ‘La sindrome’ è stato realizzato il primo ‘book’s soundtrack’, che caldeggia l’introspezione, il viaggio interiore come quello di Thomas che “ritrova la sua verità mettendosi in discussione, comprendendo i propri errori e le proprie fragilità, fino ad arrivare a capire che anche tornare indietro può essere un modo per andare avanti e, finalmente, crescere”.

GRAZIA CALANNA

 

venerdì 19 settembre 2014

Il poeta Mario Benedetti nell'intervista di Grazia Calanna (La Sicilia)


 
 
 
Benedetti: la poesia

è venire ai ferri corti

con l’esistenza

di GRAZIA CALANNA su LA SICILA del 18.09.2014

 

“Anni che non dovrebbero più, ore che non dovrebbero / prendermi i giorni, le settimane, i mesi. Il tempo / portato addosso, il sosia a cui chiedo di aiutarmi. // Con la sedia di mio padre gioca la bambina che non conosco. / Adesso è sua. Gioca con quelli che diventeranno i suoi ricordi.”, versi di Mario Benedetti schiudono “Tersa morte” (Mondadori), itinerario esistenziale di sorprendente nitidezza, come deve esserlo la testimonianza, col quale ha vinto la sezione poesia del XLV Premio Letterario Brancati Zafferana.

-Quali i ricordi legati alle prime poesie?   

«Vittorio Sereni e la sua raccolta ‘Frontiera’».

-Cesare Viviani definisce la lettura della poesia un atto creativo, un’esperienza unica della parola creante, un atto irripetibile. Qual è la sua opinione in proposito? 

«Certamente è un atto irripetibile, anche per la qualità della dizione. A volte è un fatto meccanico senza trasporto e in questo caso forse il risultato è migliore».

-Riporterebbe un piccolo stralcio di testo nel quale è solito “rifugiarsi”?

«Ora non ho rifugio alcuno, per circostanze e incapacità tutte mie. Forse ancora ‘Genti’ di Andrea Zanzotto, per esempio rimanere su questi versi: “E talvolta mi abbacina un prato / dimenticato dietro una casa antica, / solitario, che finge indifferenza o / lieve o smunta distrazione // ma forse soffre, forse è soltanto / un paradiso”».

-Per Baudelaire “la poesia è quel che c’è di più reale: è completamente vera soltanto in un altro mondo”, per Benedetti?

«Per me è testimonianza (da parlante e da scrivente) di un'esperienza umana che consiste nel perseguire il celebre motto od obiettivo primonovecentesco: "venire ai ferri corti con la vita". Non credere troppo al sapere stilistico-formale (che è laboratorio propedeutico) ma avere cose da dire. Mi chiedo perché un poeta come Ungaretti abbia intitolato la sua Opera: ‘Vita di un uomo’. Perché le risposte  di Sereni o di Montale in molte interviste rispetto alla nascita, ed anche alla stesura del testo, rimangono un discorso poco articolato fatto di monosillabi o indicano la presenza di un'occasione,  uno stato particolare indefinibile e banalmente feriale? Esiste una condizione anteriore alla storia letteraria dei  testi in sé stessi e per sé stessi. Poi ho un'altra sensazione e una domanda: ma essere mortali, ma veramente mortali, cosa significa? Quantomeno per me ora è attraversare uno stato di paralisi in cui continuo ad osservare il finire come un semplice e terribile dato di fatto, dicibile ma evidenziando le finzioni e gli infingimenti di cui ci nutriamo (perché non pensare benché sia cosa trita a Leopardi?). Ma non ho presunzioni, davvero. Certamente, la conseguenza è che sento svalutati gli scenari della vita, mia e di tutti. Ma chiederei venia per questo mio stato d’animo e per questo pensiero».

-In un tempo in cui “non importa quello che si vede, non importa / quello che si dice o quello che si scrive”, qual è il ruolo del poeta?  

«Ho punti di vista molto personali a questo proposito che non sono in grado qui di esporre ma vorrei discuterne e poterli chiarire meglio anche a me stesso. Mi sembra che il tempo di cui lei parla non sia messo a fuoco da me per quanto riguarda l’ambito storico-sociale ma sia circoscritto a me solo e alla mia esperienza: ciò che fuoriesce, e che pure mi interessa, non è sotto il mio controllo».

-La invito a scegliere una sua poesia per salutare i nostri lettori.

«Mi sento legato a questa, per me è come un’eco del ‘Funeral Blues’ di W. H. Auden: ‘Mandami le ossa, mandami il cranio senza gli occhi, / la mascella aperta, spalancata, fissa nei denti, / e i calzini sotto la tuta, eri rigido, eri rigido, eri una cosa / come un’altra, senza la forma che hanno i tavoli, / morso dallo stento del vivere, una cosa inservibile, / indecisa, un terriccio che non si nota, un pezzo di asfalto / di una strada  anonima, eri tu, quella cosa, eri tu, / quella cosa, eri uno che è morto. Così fragile il tuo sorriso, / lo sguardo  blu e gli zigomi, il metro e settantacinque / portato come un  uomo che piace, che vive per sempre, / per sempre dentro una vita che per potere essere / vissuta deve sembrare una vita per sempre, mentre eri / della carne, quello che io sono uno per sempre ancora.’».

GRAZIA CALANNA

giovedì 10 luglio 2014


Nel libro di Alfio Patti sull’universo
muliebre siciliano, canti e versi
ricostruiscono uno «spaccato
storico-sociale che dal Medioevo
arriva agli anni Cinquanta»

 

Ciuri d’aranci e spini santi cunti sulle donne
LA SICILIA CULTURA 10.07.2014

“Tra ciuri d’aranci e spini santi” è il titolo del nuovo libro di Alfio Patti (Radiusu Edizioni), che illustra, con dovizia di particolari, l’omonimo spettacolo, imperniato sull’universo muliebre siciliano, narrato per mezzo di folgoranti “cunti e canti popolari”. Questo lavoro offre uno spaccato storico-sociale che, partendo dal Medioevo, arriva fino agli anni Cinquanta del secolo scorso - dichiara Patti -. La protagonista è la donna siciliana. I fiori d’arancio rappresentano i sogni, l’amore, la sensualità, mentre le spine sante raffigurano le controversie, i dolori, le fatiche che il gentil sesso di Trinacria ha sempre sopportato con rassegnazione. L’idea di pubblicare questo libro, valorizzato dalle note di approfondimento, frutto di studi che durano da trent’anni, è nata dall’esigenza di soddisfare coloro che, dopo aver visto lo spettacolo, lanciato in occasione del centenario dell’indizione della giornata della donna (Copenaghen 1910), mi chiedevano dove avrebbero potuto leggere quanto espresso durante la mia performance. Con gioia porgo questo scrigno pieno di gioielli trovati nel grande baule della nostra cultura. Colgo l’occasione per ribadire che conoscere la  propria cultura, oltre ad essere un piacere, è un dovere, ora suggellato dalla legge regionale n. 9 del 31 maggio del 2011 con la quale all’art. 1 si fa obbligo a tutte le scuole, di ogni ordine e grado siciliane, di insegnare il patrimonio linguistico e storico-letterario della Sicilia. È caduto, così, il tabù che ci impediva di parlare delle cose di Sicilia, perché ritenute di secondo livello e ridimensionate a mero folklore”. “Corteggiamento”, con i versi del poeta e drammaturgo italiano Alessio Di Giovanni, “Lu sonnu di la notti m’arrubbasti, ti lu purtasti a dormiri ccu tia”, (“Il sonno della notte mi hai rubato, lo hai portato a dormire con te”), schiude l’opera suddivisa in sette sezioni. Subito in primo piano l’innamorato che, sotto la finestra dell’amata, defraudato del sonno, intona una serenata “per darle un saluto, per dichiararle i propri sentimenti, per chiederle la forza e il coraggio di  allontanarsi promettendo che, una volta ritornato, non ripartirà”. Segue “Fuitina”, (“Fuga d’amore”), “quadro di vita popolare fra i più coloriti e rilevanti della nostra tradizione”. Un capitolo ricco di riferimenti e citazioni, tra cui la romantica serenata, “si t’affacci di la barcunata, quannu la vuci di l’amuri senti, torna lu suli intra la me jurnata, e scordu tutti li me patimenti”, scritta da Francesco Foti e musicata da Salvatore Riela. Diversamente, con “Ratto”, la narrazione affronta, un aspetto crucciante. “Fino alla metà del secolo - spiega Patti -, accadeva che la ragazza veniva rapita, sequestrata e posseduta: in una parola violentata. Questo reato veniva poi sanato col matrimonio riparatore, art. 544 del Codice penale abrogato soltanto nel 1981”. Seguono, rispettivamente, i capitoli “Matrimonio”, insaporito dall’eloquenza di proverbi pepati, “l’omu è u cummu d’â casa e i fimmini sunnu li culonni” (“l’uomo è il colmo della casa, le donne le colonne”), “di li fimmini lu papatu è lu statu maritatu”, (“delle donne il papato è lo stato di sposata”), e “Figli”, con tanto di “drammi”, colorite congetture, spropositati cicalecci di “amici e parenti ai quali la coppia doveva inventare sempre nuove scuse per giustificare l’assenza di discendenti”. Patti avanza e, con “Solitudine”, pone l’accento sul ruolo delle “vedove bianche”, ovvero, tra fine Ottocento e anni Settanta del Novecento, le mogli costrette, loro malgrado, “ad amministrare l’economia, preparare la dote per le ragazze, educare i figli, mantenere il decoro e l’onorabilità della famiglia”, con i denari inviati dal marito emigrato per lavoro. Ancora, denuncia la violenza sulle donne ricordando “Cantu e cuntu” di Rosa Balistreri, brano dai toni amari e rivoluzionari sulle “infanzie rubate”, senza dimenticare, in chiusura, con “Perdere un figlio”, le signore alle quali la mafia ha strappato gli affetti basilari. Un lavoro invitante che, nel segno distintivo della “parola che si fa poesia e della poesia che diviene canto”, difende il presente preservando il passato.

GRAZIA CALANNA

venerdì 4 luglio 2014

“DISMISSIONE”, I VERSI SPERIMENTALI DI FABIO ORECCHINI


“DISMISSIONE”, I VERSI SPERIMENTALI DI FABIO ORECCHINI

La strage silenziosa dei morti per amianto

LA SICILIA 27.06.2014

di Grazia Calanna

 

“Nella terra si scava senza sosta // si sprofonda”. Procede tacita la contaminazione dei giorni, “e non c’è nulla che possa fermare / la [ri]produzione dell’ovvio / l’abitudine al male”. Soccombiamo all’ineluttabile “Ragione di Stato”. Siamo “Una generazione postuma[na]”.

Un condensato di versi sperimentali, tratti da “Dismissione” di Fabio Orecchini, Luca Sossella Editore, per un messaggio lapidario: “il benessere è nel sottosuolo / - sottocutaneo - / in superficie / l’enorme camera a gas”. Dismissione nasce - spiega Orecchini -,  da una lunga riflessione politica e filosofica che ha accompagnato la mia ricerca universitaria come antropologo culturale. Decisi di concentrarmi sulla realtà in cui eravamo (era il 2007) e siamo immersi. Tutto era avvelenato e corrotto, dilaniato. Come è potuto accadere mi chiesi, scegliendo di trattare un tema, un nucleo possibile da cui partire e procedere per osmosi di pensiero: il dramma dell’amianto e delle morti ad esso correlate, la strage silenziosa, silenziata, cui stiamo assistendo in questi anni. L’ho definito un processo di “alchimie speculative”: per tutto il novecento l’amianto è stato l’oro “bianco” per grandi e potenti apparati industriali internazionali, l’albedo alchemico di un metallo perfetto perché a basso costo, resistente ad altissime temperature, praticamente eterno, invincibile. Verrà utilizzato in ogni tipo di costruzione: treni, metro, automobili, ministeri, fabbriche, scuole. Sino a scoprirne la nocività contagiosa, la capacità delle sue lamine microscopiche di penetrare il corpo attraverso il respiro, in un processo di incorporazione in cui le stesse bocche diventano simulacri ed icone (ritratte nelle lastre-rx da me disegnate a mano e visibili sul sito internet dell’opera) di una narrazione negata, dell’impossibilità oggettiva, reale - per via della stessa malattia che colpisce per prime proprio le vie respiratorie e l’apparato fonatorio - di dar voce al proprio vissuto, condannando definitivamente tutte queste tragiche esperienze all’oblio della memoria. Per non parlare del silenzio oltraggioso di chi sapeva e taceva, per il bene del capitale”.

Cataratte, «come ortensie giù dai davanzali», ossa screpolate, carni scavate, «Piaga d’attesa l’infinito decubito», corpi dissepolti, sudore, «freddi organi[smi] genitali». “Il tutto Orecchini lo spalma sulla pagina, perché affiori come un relitto, il relitto di un discorso disarticolato, con ogni singolo elemento reso roco, finanche irriproducibile, come il «(punto)» che chiude l’opera stessa - scrive Gabriele Frasca nella postfazione”. Un libro impreziosito dal cd, allegato al libro, a cura del quintetto dei “Pane”, con una suite musicale articolata in sei tracce (sui testi di Orecchini), fiorita, nel paradosso fertile di una storia edificata da silenzi, da bocche deturpate dall’impossibilità di narrare, dall’urgenza febbrile della parola, “depositaria di senso profondo e sfaccettato”.

GRAZIA CALANNA


martedì 24 giugno 2014


LA RACCOLTA DI ANGELA BONANNO
“Pani schittu”, allegoria del reale in vernacolo
LA SICILIA del 20.06.2014

di Grazia Calanna

 

“Astutari vulissi ccu du ita / u picciu d’e cannili / cammari a tussi d’o munnu” (Spegnere vorrei con due dita / il pianto delle candele / calmare la tosse del mondo). L’audacia della semplicità, da intendersi, quest’ultima, come “forma della vera grandezza”, distingue i versi di Angela Bonanno e, peculiarmente, quelli della raccolta “Pani schittu”, edita da CFR, vincitrice del IV Premio “Franco Fortini”. Versi in vernacolo che, come evidenzia Manuel Cohen nella gustosissima prefazione, offrono “un surplus di vitalità linguistica dagli effetti notevoli, per condensazione polisemica e per riverberazione analogica, per icasticità di sguardo e per rapidità di sintesi e movenze”. Sull’ordito del tempo, versi in costume adamitico, come pane, ora secco, salato, sostanzioso, sbriciolato, solitario, bastevole, come pane, in “tempi di fame”, rovello, raffermo, votivo, zitto, fermo, “in gola”. Il pane, allegoria del reale, “annachiti ca u tempu briganti / cala d’e muntagni e n’arrobba” (sbrigati che il tempo brigante / scende dalle montagne e ci deruba); contraltare dell’esteriorità, “essiri scurdata è / non essiri” (essere dimenticata è / non essere); lievito quotidiano, “è sempri n fattu di fami / l’amuri è quannu non c’è” (è sempre un fatto di fame / l’amore è quando non c’è). Essenziale alla vita. Nudo, come la poesia.

- Per Eliot la poesia «è fuga dall’emozione, fuga dalla personalità», per lei?

Per me è sullo stesso piano dei bisogni primari: cibo acqua, poesia, camminare…”.

- «La scrittura esige virtù scoraggianti, sforzi, pazienza; è un’attività solitaria in cui il pubblico esiste solo come speranza». Con  Simone De Beauvoir per chiedere: oggigiorno qual è la funzione della poesia?

Condivido il pensiero della De Beauvoir. La funzione della poesia, e della cultura in generale, potrebbe essere di educarci all’ascolto. C’è troppo chiacchiericcio inutile, ci sono rumori molesti. Non c’è pudore nel voler scrivere, nel voler dire. Bisogna fare spazio, fare pulizia, per lasciare posto al «bello»”.

- «Pani schittu», questo titolo forse perché, come insegna Epicuro, «I sapori semplici danno lo stesso piacere dei più raffinati, l’acqua e un pezzo di pane fanno il piacere più pieno a chi ne manca»?

Non c’è niente di semplice nel “pani schittu”, è cibo primario di rivoluzione, di resistenza, di trasformazione. Sempre vivo”.

- Assodato che, come scrive, “è l’omu a peggiu speci” (l’uomo è la peggiore specie), la poesia può migliorarci?

“Si. Se riesce, e quando riesce, a essere chiave che apre le porte verso quel “«qualcos’altro»”.

Le mie parole sono girasoli, si aprono in un grido (“i me paroli su girasuli / si rapunu cc’u na schigghìa”), tuona la Bonanno. Un grido lacaniano, aggiungiamo noi, chiaro monito, eco diffuso tra floridi fogli, che la vita umana, per non smarrirsi nel crepuscolo, necessita dell’altrui risposta.

GRAZIA CALANNA


CAVALLARO

Un Angelo forsennato fra il Paradiso e la terra

LA SICILIA del 20 dicembre 2013

di Grazia Calanna

 

 

“Il Paradiso visto dalla Terra, il Paradiso dove ci attendono gli “Affari di Lassù”,  il Paradiso luogo di ipotesi e risposte, dei “Santi incontri”, il Paradiso quasi dietro l’angolo e con un angelo sempre pronto a darci una mano (casualmente?), vegliando su di noi”. È questo, dalle parole dell’autrice Grazia Cavallaro, il leitmotiv del nuovo libro, A&B Editrice, “Favole del Paradiso”. “Di ritorno dalla terra… Sembro un forsennato. Ma per chi mi hanno preso, per un pacco postale? Non so per quanto tempo ancora riuscirò a sopportare di viaggiare senza potermi fermare per tirare un bel respiro, (Qui le pause sembrano durare un’eternità!”). Esordisce così il protagonista, l’Angelo custode di Astrid, delizioso scarabocchio che, nel precedente libro della Cavallaro, “Il Bianco e il Nero”, è diventato umano. In un’epoca tecnologica in cui gli studiosi cercano risposte concrete ai quesiti insoluti sull’universo, la favola, chiarisce l’autrice, “crea mondi paralleli permettendoci di viaggiare lontano, fino a trovare, negli spazi reali nella fantasia, risposte e soluzioni”. Un nugolo di personaggi animano pagine di storie incardinate su un chiaro messaggio: “per trovare il proprio paradiso interiore occorre recuperare la parte migliore di noi stessi, spesso saccheggiata dal divenire esistenziale”. Ci sono i fratellini Bàstis e Raya, nati, quasi ai margini del creato, per ritrovarsi e volersi bene; l’Omone e Peppina che sfidano avversità dissimili con coraggio e pacatezza; l’Uomo Stanco, a lavoro da mattina a sera per guadagnarsi da vivere e sostentare al meglio i familiari, al proverbiale incontro con un Gigante dall’abbraccio paterno. E, ancora, non ultimo, il Diavolo, snervato del proprio ruolo e delle inevitabili connessioni negative, disposto nientemeno che a servire il suo antagonista pur di essere dimenticato da chi lo invoca continuamente, una figura quasi umana, per via della ricerca di cambiamento e di posatezza interiore. “Scrivere come pensare - dichiara la Cavallaro -, è una forma di dialogo con noi stessi con la differenza che scrivendo, oltre ad analizzare i sentimenti umani, trasmettiamo valori. Tutto questo ci aiuta a vivere in pace con noi stessi e col mondo, dando un senso diverso alla nostra vita. Questo accade soprattutto quando, strada facendo, incontriamo difficoltà senza risposta o procediamo accompagnati da tanti dubbi. La fiaba è un percorso introspettivo in noi stessi alla ricerca dei nostri personaggi, degli antagonisti, degli sconosciuti, delle storie in apparenza lontane. È un cammino nel mondo che ci circonda visto attraverso gli occhi della nostra anima. Leggendo ciascuno può trovare la sua parte di mondo e, dunque, la fiaba diventerebbe il luogo rappresentativo nel quale ritrovarci e rispecchiarci a vicenda”.  

GRAZIA CALANNA

 

 




«QUEL GRIDO RAGGRUMATO» DI RITA PACILIO

Quando la poesia s’interroga sull’individualismo

LA SICILIA 11.06.2014

di Grazia Calanna

 

“La poesia dovrebbe sentire proprio il contesto di ogni civiltà, dovrebbe guardare in tutte le direzioni territoriali e sociali per conoscere i limiti dei paesi, delle aree geografiche che ancora parlano linguaggi educativi retrogradi e incivili. La poesia deve viaggiare, se è necessario deve interrogarsi e scegliere l’alternativa della politica solidale mondiale per riscattarsi da concetti legati alla meridionalità e all’individualismo sempre più sordo”. Una riflessione dell’autrice, Rita Pacilio, per introdurre “Quel grido raggrumato”, lancinante raccolta che, dopo “Non camminare scalzo e “Gli imperfetti sono gente bizzarra, chiude, per le edizioni de “La Vita Felice”, la trilogia abbarbicata sui  dolenti assunti dell’emarginazione. “Ci sono sentieri che nascondono l’inganno dei lastroni / e le mani dei padroni sono daghe, punte venute dall’est. / Inganna la zeppa nera, si abbevera alla macchia riccia di sole / scruta l’iride abbassata il sonno del cliente, antico padre. / Sono parole sacre le voci dei bambini, tiepide le fronti / eppure i glutei hanno croste, boomerang colpiti nel segno / fino ai fianchi pulsano inverni consumati domani / intorpidite le rupi si muovono come nembi folli le bufere. Non si aprono fenditure ma canaloni indecifrabili / un lappare lento, immaturo / che giunge all’agitazione tra le natiche della bestia / nel luogo livido di pianura chiuso in quel grido raggrumato”. “Parlo - aggiunge la Pacilio -, della vendita degli organi, della prostituzione minorile, della misoginia, della difficoltà a comunicare nonostante la vicinanza, il contatto”, “L’hanno tenuta in due come un foglio, un lenzuolo / i polsi e le caviglie erano in una forma che si stira / un mandarino intero riempiva la bocca e la gola / nel chiarore del vicolo divaricato fra le trombe d’aria / il suo esame di idoneità, la preparazione al primo / cliente la rendeva frutto acerbo del cactus / desiderato dalla censura di chi si apre i pantaloni / e spinge guardandosi intorno che sia coperto / dalla colpa che non si fermerà nella frusta dei reni / ma sintonizza il morso e il liquido che cola / dalle due bocche aperte lungo una linea comune / in quel triangolo nero da cui escono periferie e disordine”. Versi audaci che “sulle mani esplorano la via del ritorno”. Versi scarlatti, “la scintilla intima del riscatto acidulo e anticipato”, protesi verso le lampanti gradazioni del rifacimento, a principiare da un mondo in cui “ognuno perde se stesso e il chiaro sole”.Versi della rifioritura, “Dio non nega la gloria e la salvezza / i criminali hanno il loro tempo / un’acqua sul volto, nelle mani carta bianca”, dell’impervia riabilitazione, “È sollievo giustificare / la responsabilità dell’offerente / salvarsi dalla pena ripetuta. / Anche gli uomini si innamorano”.

sabato 26 aprile 2014

I luoghi della Bellezza (Noto 2014)

 
 
A Noto, punto di riferimento per l’unicità del suo straordinario barocco, dal 28 aprile al 4 maggio 2014, si rinnova l’appuntamento culturale primaverile che ruota sul tema della Bellezza, protagonista assoluto, pensato in funzione etica ed estetica, giunto alla maturità della sua struttura progettuale e dei contenuti. Il progetto di Luisa Mazza intitolato “Nei Luoghi della Bellezza”, rende la città Luogo di produzione culturale, di incontro e confronto, con un coinvolgimento sempre più attivo dei cittadini che partecipano come fruitori o parte integrante di interventi e laboratori per questa idea fortemente associativa nel promuovere e favorire la cultura e l’arte, che si vuole sempre più radicata nel tessuto del territorio. In questo contesto, poeti, artisti, musicisti, intellettuali, saranno presenti per sviluppare un articolato confronto fra i diversi linguaggi espressivi, con attività e proposte per creare nuovi dialoghi, interazioni e contaminazioni, all’insegna di una ricerca sperimentale e innovativa. Grande attenzione sarà rivolta ai giovani e agli studenti, con attività dedicate che coinvolgeranno ogni scuola, senza perdere di vista lo scambio reciproco fra le specifiche competenze degli autori e gli interessi e le passioni delle diverse fasce d’età di un pubblico eterogeneo. Il percorso culturale, si snoderà in una serie di eventi in luoghi significativi o inusuali, con la volontà di metterne in luce altri, per continuare a valorizzare la grande Bellezza della città, permettendone una singolare fruizione, attraverso la profondità della cultura e sviluppare contemporaneamente consapevolezza sul valore, la necessità e il dovere di tutela del territorio. La presenza di importanti autori potrà contribuire a orientare maggiormente l’interesse dei media su Noto, per consolidare la centralità già assunta dalla città come prestigiosa ambasciatrice di cultura e Bellezza nel mondo. Il progetto, partendo da Noto, punto di riferimento, potrà rafforzarsi nella relazione con altre Città e con “Le Città Tardobarocche del Val di Noto”, nella condivisione dell’iniziativa culturale per la valorizzazione dei Luoghi della Bellezza, sia con il coinvolgimento che con l’estensione di eventi alle altre città della “World Heritage List” UNESCO, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, espressioni della medesima armonia culturale. A Noto, dunque, per comunicare l’importanza e la forza dell’autentica e profonda Bellezza, affinché i nostri sguardi continuino a restituire Bellezza al mondo e le nostre azioni proiettate nel futuro, siano finalizzate a proteggere e “Costruire Bellezza e Armonia”. “Dal suono alla parola. Viaggio nell’ascolto” è il titolo dell’evento che si svolgerà (come da Programma) il 3 maggio alle ore 20.30 nella splendida cornice del Teatro “Tina Di Lorenzo” di Noto. Sul palcoscenico una prestigiosa terna di artisti: il pianista Danilo Rea e i poeti Milo De Angelis e Tiziano Broggiato. L’evento costituisce il risultato di un proficua collaborazione tra Luisa Mazza, artista e curatrice di eventi, e l’Associazione Concerti Città di Noto che da decenni sostiene lo scenario musicale internazionale per promuoverlo in sintonia con le finalità culturali dell’area netina. “L’idea progettuale – spiega la Mazza -, si pone come percorso dialettico fra linguaggi espressivi diversi, per sviluppare un articolato confronto e creare nuovi dialoghi, interazioni per una ricerca sperimentale e innovativa. Elaborazioni individuali, all’insegna di scambio, complicità e condivisione, possono alimentarsi parallelamente o fondersi per approdare a risultati fra contaminazioni di generi differenti. In questo contesto va inserito “Dal suono alla parola. Viaggio nell’ascolto”: musica e poesia diventano veicolo di aspirazione all’Armonia. Con l’introduzione del critico letterario Roberto Galaverni, protagonista del viaggio sarà lo straordinario pianista Danilo Rea che interagirà con le letture di Milo De Angelis e Tiziano Broggiato, poeti fra i maggiori della contemporaneità. L’evento, nel fervore degli appuntamenti culturali primaverili, rende la città di Noto non solo punto di riferimento per l’unicità del suo straordinario barocco ma, ancora una volta, Luogo di incontro per promuovere e favorire arte e cultura, che si vogliono sempre più radicati nel tessuto del territorio”.
PROGRAMMA
Nei Luoghi del Giardino di Pietra
Per dire Bellezza – Noto 2014
Con il Patrocinio del Comitato Italiano per l’UNICEF
Progetto di Luisa Mazza in collaborazione con Tiziano Broggiato
L’evento prevede il coinvolgimento dei bambini e degli adolescenti delle scuole primarie e medie, per consolidare la consapevolezza del concetto di Bellezza, grande valore da preservare e coltivare per il futuro. L’evento è alla sua seconda edizione e, in particolare, saranno invitate le scuole delle Città Tardobarocche del Val di Noto, del sito UNESCO. I piccoli allievi suggeriranno ai grandi poeti Maria Attanasio, Tiziano Broggiato, Nicola Bultrini, Sebastiano Burgaretta, Grazia Calanna, Milo De Angelis, Antonio Di Mauro, Davide Rondoni, Angelo Scandurra parole e tematiche sulla Bellezza, da selezionare e sviluppare, per realizzare componimenti poetici da leggere il giorno conclusivo di questo percorso, in un incontro a Noto. I bambini partecipanti, a fine incontro, potranno liberare tutti i pensieri e le parole da loro proposti affidandoli a palloncini bianchi, con un suggestivo e significativo lancio collettivo. Le poesie potrebbero essere raccolte, in seguito, in un libro i cui eventuali proventi saranno utilizzati per donare e costruire ulteriore Bellezza.
La Bellezza della parola nei Luoghi di Poesia
Poeti di grande talento interverranno con le loro letture, espressioni di svariate sensibilità e tematiche, in vari momenti della manifestazione per evidenziare la grande attenzione che il progetto riserva al linguaggio poetico. Saranno presenti i poeti: Maria Attanasio, Tiziano Broggiato, Nicola Bultrini, Sebastiano Burgaretta, Grazia Calanna, Milo De Angelis, Antonio Di Mauro, Davide Rondoni, Angelo Scandurra.
Il barocco si mostra tra storia e contemporaneità
a cura di Francesca Gringeri Pantano
Visite guidate per scoprire tra i fascinosi Luoghi cittadini, alcuni solitamente non disponibili alla visione del pubblico. La seconda tappa, partendo da piazza Municipio, ci condurrà a Palazzo Impellizzeri, uno dei più significativi palazzi nobiliari di Noto, per introdurci nel cuore dell’Archivio di Stato che ha sede nel medesimo palazzo.
Mostre Installazioni
Bellezza, verità e stupore
Corpi solitari. Autoscatti contemporanei
mostra fotografica a cura di Giorgio Bonomi
La mostra, nasce dal recente libro di Giorgio Bonomi Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea, Editore Rubbettino e s’inquadra all’interno della manifestazione “Nei Luoghi della Bellezza”. L’esposizione presenta una selezione di artisti, operata dal curatore Giorgio Bonomi, che con la fotografia hanno messo in pratica le modalità dell’autorappresentazione, spesso evidenziando una poetica di solitudine. Rappresentazioni del proprio corpo realizzate tramite tutte le possibili forme di autoscatto: da quello vero e proprio (con il temporizzatore, con la macchina fotografica in mano, con il flessibile, con il telecomando) alla fotografia realizzata da un assistente il cui compito è meramente esecutivo. Tecniche che consentono molte definizioni: “autoritratto”, “percezione di sé”, “identità”, “allo specchio”, e molte altre, per quel concetto di “autorappresentazione” che l’artista, da sempre, ha tentato. La mostra presenta un significativo gruppo di artisti, molti dei quali rappresentano notevoli emergenze del territorio regionale, alle prese con un modo nuovo di riflessione sulla propria identità, sul proprio corpo, sulla conoscenza di sé e sul sé come soggetto di narrazione. L’autorappresentazione è apparsa la più funzionale e la più appropriata per simili operazioni; la stessa componente narcisistica, certamente presente, assume un valore diverso se leggiamo il mito greco di Narciso non come esempio di futile vanità bensì come esemplificazione dell’operazione del conoscere, cioè il percepire l’altro da sé e comprenderlo, afferrarlo. Narciso muore nel tentativo di afferrare la sua immagine riflessa dall’acqua proprio per conoscere se stesso. Con il mito di Narciso si evidenzia che il desiderio di conoscere comporta rischi estremi, fino alla morte, come insegna anche l’altro grande mito sulla conoscenza, l’Ulisse dantesco. È evidente che in questa odierna società, sempre più spersonalizzata e basata sull’immateriale, il percorso di riappropriazione non può che partire da se stessi e dal proprio corpo. Un altro dato interessante consiste nel fatto che tra gli artisti che usano l’autorappresentazione, sono prevalenti le donne. Per spiegare il fenomeno possiamo ricorrere a tutte le categorie indicanti le caratteristiche femminili: intimità, riservatezza, immediatezza, pudore e così via, se non le interpretiamo in modo mellifluo e se accettiamo la lezione più accreditata del femminismo che contempla non l’uguaglianza bensì l’esaltazione delle differenze di genere. Infine, perché proprio l’autorappresentazione? Perché questa forma di espressione permette all’artista di unificare soggetto ed oggetto senza mediazioni e di fruire di una completa solitudine nell’atto creativo, evitando, a livello concettuale e metodologico, ogni interferenza esterna, positiva o negativa. Così l’autore si trova “solo” e carico di una responsabilità, etica ed estetica, maggiore e con una dose assai più ampia di rischio: sfida che in questa mostra è essenziale e alla base di risultati importanti.
 
AUTORI

Gli Artisti
Luisa Mazza
Corpi solitari. Autoscatti contemporanei: Marco Circhirillo, Tiziana Contino, Francesca Della Toffola, Luigi Di Sarro, Adriana Festa, Michela Forte, Piera Gemelli, Rosalba Giugliano, Rosario Leotta, Rori Palazzo, Sara Petrolito, Mario Pischedda, Giada Rochira, Mona Lisa Tina, Marilena Vita, Angelo Zzaven.
I Poeti
Maria Attanasio, Tiziano Broggiato, Nicola Bultrini, Sebastiano Burgaretta, Grazia Calanna, Milo De Angelis, Antonio Di Mauro, Davide Rondoni, Angelo Scandurra
I Critici d’Arte
Giorgio Bonomi, Ornella Fazzina, Michele Romano, Massimo Scaringella
La regista teatrale
Sabina Pangallo
La Fotografa
Viviana Nicodemo
Il Critico Letterario
Roberto Galaverni
Il Pianista jazz
Danilo Rea
La Storica dell’Arte
Francesca Gringeri Pantano
Il promotore d’arte e cultura
Antonio Presti
I musicisti
New Baroque Ensemble, Rosario Battiato
I Coristi e i Musicisti dei Suoni del Barocco
Coro P. Altieri di L. Galizia, Coro De Cicco, Corale Libere Armonie, Coro Sciami, Corsi Ind. Musicale e Ginnastica Coreografica 2° Ist. Compr. Melodia Noto, Piccolo Coro Aurispa, SiRa Sax Quartet
CONTRIBUTI ARTISTICI E ORGANIZZATIVI
Santinella Argentino, Salvatore Belfiore , Erminia Gallo , Nelluccia Mancarella, Rina Rossitto, Corrado Spataro
Le compagnie teatrali di Noto
Le Cattive Compagnie – Quinta Inquieta – Alloro – Unitre – Laboratorio Parliamoci Chiaro – Ada Ballet
Le Scuole
Noto: Ist. Comprensivi – G. Aurispa – F.Maiore – G. Melodia; Scicli: Ist. Comprensivi – Don Milani; Ist. Istruzione Superiore Q. Cataudella; Siracusa: Ist. Istruzione Superiore Corbino – Gargallo; Palazzolo Acreide: Ist. Comprensivo “V. Messina” e Ist. Istruzione Superiore Palazzolo Acreide; Pachino: Ist. Comprensivo S. Pellico; Accademia di Belle Arti Catania; Polo Didattico Accademico Val di Noto.
 
Note Biografiche
 
GLI ARTISTI
 
Luisa Mazza è nata a Noto, vive e lavora a Roma. Ha esposto presso gallerie e sedi museali: a Genova nel 2005 e 2007 presso Ellequadro a Palazzo Ducale, a Firenze nel 2009 per la Fondazione Atchugarry nei Musei di S. Maria Novella e del Bigallo, a Vercelli nel 2010 nei musei Borgogna e Leone (eventi collaterali al Guggenheim), e a Milano, Roma, Shanghai, Arezzo, Napoli, Parigi, Yiwu, Perugia… Nel 2007, ha vinto il concorso del Ministero delle Infrastrutture per un’opera di grandi dimensioni, ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia ed è stata una delle tre protagoniste della mostra itinerante “L’apparenza ambigua”, a cura di Giorgio Bonomi. Ha realizzato installazioni di dimensioni considerevoli per alcune manifestazioni, fra le quali “L’altra metà del cielo”, “Il Giardino della Bellezza”, “Contemplarte” ed è curatrice di iniziative culturali.
Marco Circhirillo nasce a Parma nel 1980 e consegue la Laurea Magistrale in Storia dell’Arte Contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Parma. Lavora come tutor dell’Obbligo Formativo e collabora come mimo lirico presso vari Enti lirici nazionali. La ricerca espressiva ha dato origine a varie serie che spaziano dall’analogico al digitale accomunate dall’indagine sul tema del doppio alchemico rendendo spesso esplicito omaggio a grandi maestri dell’arte.
Tiziana Contino (1979, Catania) è artista visiva, performer, fotografa e videomaker, docente di Graphic design. Fra le esposizioni: Anteprima – Quadriennale di Roma,BJCEM,AFX Amsterdam Film Experience, Contemporary Art Festival di Praga, 52^ Esposizione Internazionale BIENNALE DI VENEZIA Padiglione Italia/Accademia, Premio Arte Laguna a Venezia.
Francesca Della Toffola nasce a Montebelluna (TV) nel 1973. Laureata a Venezia in Letteratura Moderna, studia presso l’Istituto Italiano Fotografia di Milano. Esplora il linguaggio fotografico: la riflessione sulla linea nera e l’autoritratto. Ha esposto in diverse manifestazioni fotografiche e gallerie in Italia e all’estero. Nel 2009 pubblica il libro “The black line series”. Alcune sue immagini compaiono nel volume di Giorgio Bonomi “Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea”. www.francescadellatoffola.it
Luigi Di Sarro (1941-1979) artista, medico e docente nelle Accademie di Belle Arti. Le sue opere sono nelle collezioni dei maggiori musei romani e recentemente le sue fotografie sono state acquistate dal Centre Pompidou ed esposte nella sala della sperimentazione italiana delle collezioni permanenti.
Adriana Festa è nata a Chiari (BS) nel 1980. Nei primi anni 2000 frequenta un corso base di fotografia e un corso di avanzamento presso Ken Damy. Nel 2009 partecipa al laboratorio Le mime corporel de E. Decroux condotto da Michele Monetta e nel 2010 ad uno stage intensivo di Maschera nella Commedia dell’ Arte condotto da M. Monetta. Ha partecipato a varie esposizioni collettive. FotoAzione_Femme è stata premiata ad un concorso d’Arte Giovane nel 2011 e da quel momento ospitata presso il Comune di Soresina (CR).
Michela Forte, fotografa, è nata a Erice (TP) nel 1980. Laureata in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Palermo, inizia ad esporre le proprie opere nel 2005. Vive tra Palermo e Torino. Lavora in analogico e con il bianco e nero. Ha esposto in numerose mostre in Italia e all’estero.
Piera Gemelli è nata a Messina nel 1984. Ha frequentato l’Istituto d’Arte Ernesto Basile, sperimentando nella pittura le tematiche del colore espressionista. Durante gli anni universitari a Palermo, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo Multimediale, ha aperto la ricerca alla sperimentazione fotografica principalmente sul tema del corpo e all’uso di nuove tecniche come il Videomapping.
Rosalba Giugliano nasce nel 1984. Figlia d’arte. Sin da bambina è fortemente attratta dal disegno,
dalla pittura e dalla musica. Durante il Liceo Artistico studia pianoforte e flauto traverso. Si laurea in Scenografia Teatrale all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove, poco dopo, viene rapita dalla fotografia artistica. Un nuovo mondo la assorbe completamente e in breve tempo conosce una quantità di fotografie e di Fotografi. Percorre differenti sentieri che la guidano ad una personale ricerca sul corpo. Le sue opere vengono esposte in diverse Gallerie d’Arte mostrando al mondo la sua visione. Nel 2010 si trasferisce a Milano, dove vive e lavora, collaborando con diversi Fotografi e Creativi per riviste di moda e pubblicità.
Rosario Leotta è nato a Catania nel 1982. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione si trasferisce a Napoli dove frequenta la scuola di fotografia dell’Ilas guidata da Ugo Pons Salabelle. Vive e lavora a Giarre, Italia. Tra i maggiori riconoscimenti il Premio Arte Mondadori per la fotografia nel 2011.
Rori Palazzo è nata a Palermo nel 1977. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti e Restauro Abadir di San Martino delle Scale, dove si è specializzata in restauro di materiale cartaceo. Sin dai primi anni della sua formazione si è concentrata sulla fotografia, sperimentando varie tecniche con l’analogico per creare delle immagini oniriche e vagamente surreali, pervase da un’ironia tanto sottile quanto sagace. Oggi lavora come graphic designer e fotografa.
Sara Petrolito (21\03\1988 Siracusa) è un’artista che si concentra sempre più nell’ambito della video performance e fotografia. I concetti da lei espressi sono come delle visioni che riguardano l’interiorità dell’essere (tutti gli esseri) in senso esteso, attraverso una gestualità espressa dal corpo al fine di coinvolgere lo spettatore cercando una funzione narrativa e didattica dell’opera, dando importanza al senso estetico.
Mario Pischedda nasce a Palau (OT) nel 1949. Fotografo, scrittore, artista concettuale, da molti anni opera nell’ambito dell’arte contemporanea e delle avanguardie. Ha iniziato la sua attività all’inizio degli anni 80, realizzando numerose copertine per la rivista di satira “Frigidaire”. Dopo anni di attività come fotografo professionista, dalla fine degli anni 90 abbandona l’attività commerciale per dedicarsi a tempo pieno alla produzione di progetti artistici, che prevedono la contaminazione di generi e l’uso delle nuove tecnologie, con performance dal vivo che spesso caratterizzano il suo percorso espositivo con mostre in Italia e all’estero. Ha al suo attivo una ricca filmografia di corti d’autore. Collabora stabilmente con testate editoriali e televisioni, oltre a curare un blog di grande seguito.
Giada Rochira nasce a Taranto, vive e lavora a Roma. Laureata in tecnica di radiologia, ha studiato fotografia presso l’Istituto superiore di Fotografia e comunicazione integrata di Roma (ISFCI). Dopo aver frequentato alcuni workshop di Glamour, Moda e Still Life ha collaborato con Alberto Petra come direttrice artistica presso l’accademia fotografica Shooting Factory. Per due anni ha curato la rubrica La foto svelata sulla rivista “Fotografare”. Numerosi articoli e recensioni di mostre personali sono usciti su “l’Unità”, “Fotografare”, “Cinemagazine”, “Libero” e altre testate.
Mona Lisa Tina è nata a Francavilla Fontana (BR) nel 1977. Artista, performer e arte terapeuta, vive e lavora a Bologna. Si è diplomata nel 2005 in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna e si è specializzata nel 2012 in Arte Terapia presso Art Therapy Italiana. Dal 2011 coordina, insieme a Stefano Ferrari, docente di Psicologia dell’arte all’Università di Bologna, il Gruppo di studio “Psicologia e Arte Contemporanea” della IAAP (International Association for Art and Psychology. Mona Lisa Tina pone al centro di tutte le sue riflessioni il Corpo come luogo di continui processi trasformativi psichici e fisici.
Marilena Vita è artista e regista internazionalmente attiva con la fotografia, la pittura, la performance e il video, con esposizioni a Miami, Città del Capo, Belgio, Genova, Milano, Atene, Catania, Palermo, Grecia, Berlino, New York, Roma, Basilea, Praga. Si è laureata all’Accademia di Belle Arti e all’Accademia Nazionale del cinema di Bologna. È docente di Storia dell’Arte Contemporanea alla Facoltà di Architettura dell’Università di Catania.
Angelo Zzaven nasce a Castel di Judica (CT) nel 1961, comincia a interessarsi di fotografia nei primi anni ’80. Dal 1986 al 1991 è membro attivo del Fotoclub Misterbianco. Tra il 1987 e il 1988 frequenta i workshop tenuti da Eva Rubinstein, Ralph Gibson, Gianni Berengo Gardin e Angelo Cozzi. Nel 1989 passa al professionismo e si occupa di fotografia commerciale, pubblicitaria e cerimoniale, nel 1991 fonda nei locali del proprio studio la fotogalleria “Portfolio Club” che resterà attiva fino al 1996. Dal 2003 abbina al lavoro di fotografo la grafica e l’elaborazione digitale legata alla fotografia. Molto presente sul web attraverso blog, community e social network, ha al suo attivo numerose mostre, nonché pubblicazioni su libri e riviste.
 
LA FOTOGRAFA
 
Viviana Nicodemo, milanese, dopo gli studi classici, si diploma alla Civica scuola Paolo Grassi di Milano, corso attori. Ha recitato con vari registi (M. Navone, N. Garella, G. Sepe, A. Zucchi, N. Mangano, S. Pelczer) e ha fatto diverse letture poetiche (Rimbaud, Dickinson, Rilke, Campana, Pozzi, Pavese, Bertolucci, Pagliarani, Loi, Cucchi, De Angelis). Nel 2008 fonda con Sofia Pelczer l’associazione TeatroSguardoOltre, che ha una fitta collaborazione con biblioteche del Comune di Milano, con La festa del teatro e altre istituzioni. Ha pubblicato nel 2007 il libro fotografico Necessità dell’anatomia (Ed. Spirali), con versi di Milo De Angelis. Ha girato alcuni video legati alla poesia del ‘900, tra cui Un nome della via (dvd di 30 min. allegato a Colloqui sulla poesia di De Angelis – ed. La vita felice), Cento giorni dopo l’infanzia, Cantica. Sue installazioni visive sono state utilizzate in spettacoli teatrali e performance. E’ dell’ estate del 2009 la mostra fotografica, Via dell’ inizio, nel palazzo Ducale di Pavullo nel Frignano, a cura di Paolo Donini. L’anno scorso ha pubblicato alcune sue foto nel libro Minime da una fine di Liliana Zinetti (edizioni CFR, Sondrio, 2013).
 
I POETI
 
Maria Attanasio poeta e narratora, è nata nel 1943 a Caltagirone. Tra le ultime sue pubblicazioni in versi, la raccolta AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE (Ed. La Vita Felice, 2003); la plaquette DEL ROSSO E NERO VERSO (ed. Il Faggio, 2007); e un gruppo di testi poetici – dal titolo complessivo Di dettagli e detriti – apparsi nell’ALMANACCO DELLO SPECCHIO (Mondadori, Milano 2010). Tra i suoi ultimi lavori in prosa: il romanzo IL FALSARIO DI CALTAGIRONE (Sellerio, 2007), seguito, nel 2008, da D’Atlante agli Appennini, (Ed. Orecchio Acerbo) – la riscrittura del racconto deamicisiano Dagli Appennini alle Ande, ambientata nella contemporaneità – e nel 2013 da Il condominio di via della notte (Sellerio). Suoi testi poetici e narrativi sono stati tradotti in arabo, giapponese, inglese e spagnolo.
Tiziano Broggiato è nato a Vicenza, dove tuttora risiede, nel 1953. Le sue più recenti raccolte di poesia sono: Parca lux (Marsilio, Venezia, 2001) Premio Montale 2002 e Premio dell’Unione Lettori Italiani per: un libro di poesia per la scuola 2002, Anticipo della notte (Marietti, Milano, 2006) e Dieci poesie (Almanacco dello Specchio n°3, Mondadori, Milano, 2007). Ha curato le antologie: Canti dall’universo – Dodici poeti italiani degli anni ottanta (Marcos y Marcos, Milano, 1988) e Lune gemelle (Palomar, Bari, 1998). Nel gennaio 2013 è uscito il suo ultimo libro di versi: Città alla fine del mondo.
Nicola Bultrini è nato nel 1965 a Civitanova Marche (MC), vive e lavora a Roma. Ha pubblicato le raccolte di versi “La specie dominante” (Aragno, 2014), La coda dell’occhio (Marietti, 2011), I fatti salienti (Nordpress Ed., 2007). La raccolta Occidente della sera è presente nell’VIII° Quaderno Italiano di Poesia Contemporanea (Marcos y Marcos, 2004). Sue poesie e scritti critici e traduzioni sono pubblicati su varie riviste. Scrive per i quotidiani “Il Tempo” e “L’Avvenire” e la rivista “Poesia”. Svolge inoltre ricerche storiche sulla Prima Guerra Mondiale, nell’ambito delle quali ha pubblicato per Nordpress Edizioni diversi volumi, tra cui : La grande guerra nel cinema (2008); Pianto di pietra – la grande guerra di Giuseppe Ungaretti (2007).
Sebastiano Burgaretta è nato ad Avola nel 1946 e lì vive, dopo avervi insegnato materie letterarie nel Liceo classico statale. Studioso di tradizioni popolari, ha pubblicato numerosi libri e saggi. Con i suoi interessi culturali spazia, tra poesia e saggistica varia, in campo etnoantropologico, letterario, religioso e artistico.
Come poeta ha dato alle stampe le seguenti raccolte di versi: Diario del Golfo(1992), L’ala del tempo(1995), Epigràffi(1998), quest’ultimo con lo pseudonimo di Vanesio Mercuriale, Mpizzu ri fuddhia(1999), Anàstasis(2000), Trame del Mediterraneo( 2003), Le ‘olàm(2004), Rrèpitu per il due dicembre(2008), Sovente all’anima(2008), Sequentia di palmiere (2010), Kairós di vita(2011), Voci altre(2012). Sue poesie sono presenti in antologie e riviste varie. Alcune sono state tradotte in spagnolo, arabo ed ebraico. È stato pubblicato in Spagna, con il titolo di Secuencia de un peregrino nelle edizioni del Monte Carmelo, Sequentia di palmiere nella traduzione e a cura di José Félix Olalla. Ha vinto, fra gli altri, due volte il premio Vann’Antò, il premio speciale Leonforte e il premio internazionale di poesia Al-Cantàra.
Grazia Calanna è nata a Catania. Laureata in Scienze politiche, indirizzo Politico-Internazionale, dal 1989 esercita attività giornalistica. Direttore Responsabile del periodico culturale l’EstroVerso (www.lestroverso.it), dal 2001 collabora con il quotidiano LA SICILIA. Formatore in “Scrittura professionale, Editing e Comunicazione didattica”, ha insegnato al C.I.S. (Corso Italiano Scritto – Facoltà di Lettere di Catania) e LAB.I.S. (Laboratorio Italiano Scritto – Università degli Studi di Catania). Presiede l’associazione culturale Estrolab con la quale cura Penne EstroVerse, incontri letterari itineranti, e i “Laboratori dell’Estro”, corsi di formazione in scrittura specialistica e creativa. Ha pubblicato: Crono Silente (edizioni Prova d’Autore 2011, collezione Centovele, prefazione di Savina Dolores Massa); con AA. VV. “Sonetti 1 – 48” di William Shakespeare (edizioni Prova d’Autore 2013, collezione Centovele, prefazione di Daniela Saitta).
Milo De Angelis Tra le voci più significative della poesia italiana contemporanea, Milo De Angelis vive a Milano dove insegna in un carcere. La sua prima raccolta di poesie risale al 1976 (Somiglianze). E’ anche traduttore dal francese di Racine, Baudelaire, Maeterlinck, Blanchot, Drieu La Rochelle, e dal greco e dal latino di Eschilo, Virgilio, Lucrezio, dell’Antologia Palatina e di Claudiano. La sua opera è tradotta in parecchie lingue. L’ultima, un’antologia della sua poesia uscita in Germania per la Hanser Verlag di Michael Kruger. Con Tema dell’addio ha vinto il Premio Viareggio 2005, mentre con Quell’andarsene nel buio dei cortili ha vinto il Premio Stephen Dedalus 2011.
Antonio Di Mauro è nato nel 1950 ad Aci Bonaccorsi, in provincia di Catania. Ha collaborato al volume Il Novecento della Letteratura Italiana diretta da Enzo Siciliano (Curcio Editore, 1988) e ha redatto la sezione Letteratura dell’Annuario 1990 della Grande Enciclopedia Universale Curcio 1). Ha pubblicato inoltre saggistica letteraria sulle riviste “Testuale”, “I Quaderni del Battello ebro”, “Nuovi Argomenti”, etc. Il suo libro Acque del fondale edito nel 2003 da Jaca Book è quello ritenuto finora il suo più significativo. Come anticipazione di un nuovo libro, un poemetto, Pietà del figlio, è uscito sull’Almanacco dello Specchio 2008, nuova serie, Mondadori 2008, e inoltre è stato musicato dal compositore siracusano Joe Schittino.
Davide Rondoni, nato nel 1964 a Forlì. Dirige la rivista di poesia e arte ClanDestino, in Rai Sat 2000 cura e conduce programmi di poesia e dibattito culturale. Le sue raccolte poetiche più recenti: Avrebbe amato chiunque, 2003, Compianto, vita, 2003, Il veleno, l’ arte, 2004, L’ acqua visitata dal fuoco, 2005, Vorticosa, dipinta, 2006. Narrativa: I santi scemi, 1996. Tra i saggi ha scritto La parola accesa, 2006, Il fuoco della poesia. In viaggio nelle questioni di oggi, 2008. Ultime antologie: La poesia è il tempo, 2007, Mettere a fuoco Dio, 2007, Apocalisse amore, 2008, Dante, Commedia, 2001, Il pensiero dominante. Antologia della poesia italiana 1970-2000, 2001.
Angelo Scandurra è nato ad Aci Sant’Antonio e vive a Valverde di Catania. Promotore del “Gruppo Teatro Nuovo” e direttore della rivista “Il Girasole”, nel 1986 ha fondato “Il Girasole Edizioni”, che accoglie testi di poesia, narrativa e saggistica di autori italiani e stranieri. Fra le sue opere pubblicate ricordiamo le opere narrative Appunti per un colloquio forzato (La Vita Felice, Milano 2000, 2ª edizione 2001, dalla quale è stato tratto il testo teatrale Per un colloquio forzato), Quadreria dei poeti passanti (Bompiani, Milano sett. 2009, 2ª edizione nov. 2009) e, per la poesia, Proposta per incorniciare il vuoto (Sciascia, Caltanissetta-Roma 1979), Fuori dalle mura (Sciascia, 1983 – finalista premio Viareggio), L’impossibile confine (Piero Manni, Lecce 1989 – Premio Cilento-Pinto. Finalista Premio Viareggio-Rèpaci), Trigonometria di ragni (Scheiwiller, Milano 1993), Criteri di fuga (Passigli, Firenze 1998, 2ª ed. 1999) e Il bersaglio e il silenzio (Passigli, 2003).
 
I CRITICI D’ARTE
 
Giorgio Bonomi. È nato a Roma nel 1946, dove si è laureato in Filosofia, vive a Perugia. Dopo un periodo di studi e scritti di filosofia politica, tra cui il libro Partito e rivoluzione in Gramsci, ed. Feltrinelli 1973 e vari articoli in periodici (“il Manifesto”, “Les Tempes Modernes”, “Problemi del Socialismo” ed altri), si è dedicato all’arte contemporanea come critico, curatore di mostre, saggista e fondando e dirigendo, da più di venti anni, la rivista “Titolo”. Ha diretto il Centro Espositivo della Rocca Paolina di Perugia dal 1994 al 1999; è stato il Direttore della Biennale di Scultura di Gubbio negli anni 1992, 1994, 2006, 2008; dal 2004 al diretto una Fondazione sulla Pittura analitica con sedi a Chiavari e Milano. Ha curato circa duecento mostre in Italia e all’estero, tra le quali ricordiamo: a Perugia Plessi; Beuys. Difesa della Natura; Le soglie della pittura: Francia-Italia 1968-1998; Oltre la superficie; a Colonia Arte astratta italiana dal 1960 al 1997; a Verona e Steyr Il corpo assente; a Rottweil 3 X Monochrom: Fontana, Manzoni, Pinelli; a Chiavari, Gallarate, Praga e Londra Pittura 70. Pittura pittura e astrazione analitica. Tra le pubblicazioni a stampa, citiamo La collezione Burri (con Chiara Sarteanesi), Gesp Editrice, 1995; Introduzione all’arte contemporanea (a cura), Gesp Editrice, 1996; Promuovere l’alluvione: Fluxus e dintorni (con Enrico Mascelloni) Parise Editore 1997; Storia delle Biennali di Gubbio e Museo della Scultura contemporanea, ed. Silvana 2006; Maria Mulas, ed. Skira, 2007; La disseminazione, Rubbettino Editore; Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea, Rubbettino Editore.
Ornella Fazzina, laureata al D.A.M.S. sezione Arti, Università degli Studi di Bologna, è docente di Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Catania. Storico e critico d’arte cura mostre in Italia e all’estero. I suoi interessi spaziano dalle arti visive all’architettura, dalla museologia e museografia ai beni culturali. E’ consulente storico-artistico del Parco Letterario Elio Vittorini di Siracusa. Collabora con le riviste nazionali d’arte e cultura tra le quali “Arte e Critica”, “BTA”-Università La Sapienza Roma, “Newl’ink” ed è capoarea per le arti visive della rivista di arte cultura e identità siciliana “Le Fate”. Collabora in Sicilia con fondazioni e musei pubblici e privati. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni di arte contemporanea, scritti critici e storico-artistici. E’ stata condirettrice della collana Hdemiabooks. Idee per le arti visive ed. LetteraVentidue; attualmente lo è per la collana L’Academytext e per la collana di cataloghi d’arte L’eye ed. Newl’ink. Ricopre lo stesso ruolo per la collana Quaderni dei Beni Culturali editi dall’ABA di Catania. E’ stata responsabile artistica del progetto monumentale “La Porta della Bellezza”, Librino (CT), Fondazione Antonio Presti.
Michele Romano, critico d’arte indipendente, responsabile della GAN galleria civica d’arte contemporanea di Noto (SR) e cocuratore con Ornella Fazzina della collana d’arte contemporanea Hdemia Text. Laureato in Discipline delle Arti al D.A.M.S. di Bologna è docente di Storia e critica d’arte presso le Accademie di Belle Arti di Viterbo, Catania e Noto (SR). Ha pubblicato: Caravaggio contemporaneo (Lettera22 edizioni 2010), Mario Minniti un caravaggesco a Siracusa (Electa Napoli 2004), La scultura del contemporaneo (E.Romeo editore 2008), Filippo Paladini in Sicilia (Galleria Regionale di Palazzo Bellomo 2007), La ceramica e la sperimentazione contemporanea in Sicilia (Mazzotta 2008). Ha scritto saggi critici per diverse riviste specializzate in arte contemporanea: Tema Celeste, Segno, Hdemia New L’ink, Le fate.
Massimo Scaringella è curatore indipendente di arte contemporanea e organizzatore di eventi culturali. Durante i circa trenta anni di attività in Italia e all’estero ha presentato moltissimi artisti italiani e stranieri, molti di essi appartengono alle nuove generazioni ma già apprezzati oggi nel panorama internazionale. Nato a Roma, vive e lavora tra Roma e Buenos Aires. Direttore Artistico e fondatore di ars maxjer contemporanea – progetti culturali d’avanguardia, e’ stato in contatto diretto con le realtà locali di diverse culture e il loro panorama contemporaneo, creando in questo modo un ponte di intercambio tra l’arte italiana e il resto del mondo, in particolare con l’Argentina, dove attualmente risiede. Dal 2000 ha lavorato nel settore “Arte Contemporanea” del Ministero degli Affari Esteri, partecipando alla creazione della “Collezione del XX secolo alla Farnesina” composta da oltre 200 opere dal Futurismo alla Transavanguardia e che è stata esibita nel 2008 in molti musei nel mondo, compreso il Museo di Belle Arti di Buenos Aires. Sempre con Il Ministero ha partecipato alla creazione della “Collezione Giovani” e all’istituzione delle prime “borse di studio” (Premio New York) per giovani artisti all’Accademia Italiana di New York. Ha presentato mostre in spazi pubblici e privati in Italia, Europa, Medio Oriente, Africa, Australia, Stai Uniti e Sud America. Tra le varie ultime mostre si segnalano FRANCIS BACON “La punta del Iceberg” nel 2010; OMAR GALLIANI “Nocturno” nel 2011; “PALABRAS, IMAGENES Y OTROS TEXTOS (omaggio alla poesia visiva e al gruppo Fluxus), MASSIMO LISTRI “En perspectiva: el vacío interior” nel 2012 e JOAN MIRO “El jardín de las maravillas” nel 2013.

IL PROMOTORE D’ARTE E CULTURA
 
Antonio Presti, nato a Messina, è il presidente della “Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte”, impegnato da anni in Italia e nel mondo a creare una coscienza legata alla cultura ma soprattutto ad uno spirito etico, che si forma proprio attraverso un rapporto differente con la bellezza. Tra le iniziative la creazione del parco di sculture monumentali nella Valle dei Nebrodi in Sicilia “Fiumara d’Arte”, dell’Atelier sul Mare, un albergo-museo a Castel di Tusa, in provincia di Messina e la realizzazione del “Chilometro di tela”, che ha chiamato a raccolta, durante i numerosi anni della sua realizzazione, numerosissimi artisti. . A Catania ha creato la “Devozione alla Bellezza”, con il “Cero di S.Agata”, la Casa-d’Arte Stesicorea, l’evento di poesia “Il treno dei Poeti”, e ancora “Museo della Luce” rivolto al quartiere periferico di Catania “Librino”, dove Presti chiamerà a collaborare alcuni tra i più importanti fotografi del mondo, che avranno l’incarico di fotografare l’anima del quartiere: “la gente”.
 
IL PIANISTA JAZZ
 
Danilo Rea si diploma al Conservatorio di Santa Cecilia, con il massimo dei voti. Appena maggiorenne esordisce come musicista jazz con lo storico Trio di Roma; sono gli anni 70 e Danilo Rea accompagna come pianista i più importanti cantautori italiani: Mina, Gino Paoli che gli restano fedeli negli anni, fino ad oggi. Da subito suona e collabora con i più grandi del jazz come Chet Baker, Lee konitz, John Scofield, Steve Grossman, Bob Berg, Michael Brecher, Joe Lovano, Phil Woods, Art farmer ecc…Recentemente ha eseguito concerti a due pianoforti con eccezionali pianisti internazionali: Brad Meldahu, Danilo Perez, Michel Camilo e Luis Bacalov. Ma sono i suoi concerti di piano solo con le sue improvvisazioni, che spaziano su qualsiasi repertorio, che lo hanno portato ad esibirsi in tutto il mondo: nel 2006 è stato protagonista di un concerto memorabile al Guggenheim Museum di New York e successivamente con “Concerto per Peggy”, in occasione del 60 anniversario della Collezione Peggy Guggenheim a Venezia. Nel 2009 al Teatro la Fenice di Venezia ha chiuso la 68° stagione della Camerata Musicale Barese con un concerto al Teatro Petruzzelli. Oltre al jazz prosegue anche un intenso rapporto anche con la musica classica, di cui ha già pubblicato diversi dischi di improvvisazione sulle arie liriche. Recentemente ha inciso “Tributo a Fabrizio De André” ed è in concerto in duo con Gino Paoli con il quale ha pubblicato 2 dischi negli ultimi due anni (Due come noi che…e Napoli con amore). Novità: nel prossimo mese di maggio è prevista l’uscita del nuovo album del trio pluripremiato Doctor 3.
 
 
IL CRITICO LETTERARIO
 
Roberto Galaverni è nato a Modena nel 1964. Critico letterario, scrive per il «Corriere della Sera» con particolare riguardo alla poesia. È collaboratore dei programmi di RadioTre Rai. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Nuovi poeti italiani contemporanei (Guaraldi, 1996), Contemporary Italian Poets («MPT», Londra, 1999) I luoghi dei poeti (Palomar, 2001), Dopo la poesia. Saggi sui contemporanei (Fazi Editore, 2002), Passaggio sul mare (Archinto, 2002), Il canto magnanimo (con Massimo Raffaeli; peQuod, 2005), Il poeta è un cavaliere Jedi. Una difesa della poesia (Fazi Editore, 2006), Italo.log, antologia di poesia italiana contemporanea (con Theresia Prammer; www.satt.org/italo-log<http://www.satt.org/italo-log>, Berlino, 2009-2010).
 
LA STORICA DELL’ARTE
 
Francesca Gringeri Pantano, storica dell’arte, è nata nel 1946 a Lentini e vive tra Avola e Lido di Noto. Direttore dell’Accademia di Belle Arti “M. Minniti” di Siracusa e cofondatrice, a Noto, dell’Accademia di Belle Arti “Val di Noto”, è impegnata soprattutto nella ricerca storico-artistica del Settecento in Sicilia. Ha approfondito lo studio sulla tematica del Voyage e realizzato, progettandone i contenuti culturali ed espositivi, il Museo dei Viaggiatori in Sicilia di Palazzolo Acreide. Ad Avola ha allestito il Museo “Palmento e Frantoio Midolo” e le esposizioni museali quali Il Mercato e la sua gente, presso la Biblioteca Comunale, ed I volti del Teatro nel Teatro Comunale. Ha curato eventi d’arte a Gibellina, La Valletta, Parigi, Tolosa, Marsiglia, Melbourne, etc. E’ coautrice, per i volumi di architettura e pittura, del Dizionario degli artisti siciliani. E’ autrice di numerosi testi fra i quali, per la casa editrice Sellerio, La città esagonale e Jean Houel: Voyage a Siracusa e, per le edizioni D. Sanfilippo, L’ Isola del Viaggio. Riconoscimenti al suo lavoro sono i premi Pitrè-Salomone Marino, Historiae Siciliae, Ciane, Immagine Donna.
 
I MUSICISTI
 
Rosario Battiato, conseguito il diploma di tromba presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “V. Bellini” di Catania e il Diploma Accademico abilitante di II livello presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “V. Bellini” di Caltanissetta, ha seguito corsi di perfezionamento con maestri di fama internazionale tra cui: R. Delmotte, J. Mauger, F. Mills, G. Cassone, D. Short. Risulta idoneo al Concorso per orchestrale nella Banda Musicale della Marina Militare e nella Banda Musicale dell’Esercito, presso vari enti lirici tra cui Teatro “V. Emanuele” di Messina. Ha collaborato con maestri di fama internazionale, quali: M. Arena, F. Carrasco, G. Rath, A. Licata, C. Palleschi, C. Franklin, M. Brosseau, P. Berman. Vincitore di numerosi primi premi da solista ai Concorsi Nazionali, si è esibito in svariati teatri e auditorium in Italia e all’estero e recentemente ha suonato un concerto per tromba e organo con il M° Gianluca Libertucci organista del Vaticano. Attualmente è docente titolare di tromba presso Ministero Pubblica Istruzione e docente di tromba nei corsi preaccademici presso l’Istituzione Musicale Città di Noto.
New Baroque Ensemble Di recente costituzione, il gruppo fiatistico unisce alcuni tra i più stimati musicisti del siracusano e del ragusano, congiunti dalla passione comune per la musica da camera. La ricerca stilistica dell’ensemble si muove su un fronte ampio di letteratura musicale che spazia dalla musica da camera a quella contemporanea. Già apprezzato dal pubblico e dalla critica, l’ensemble annovera musicisti che hanno al loro attivo molteplici esperienze concertistiche. Svariati anche i premi conseguiti dai musicisti del New Baroque Ensemble, ai concorsi nazionali ed internazionali tra cui ricordiamo: T.I.M. di Roma, A.M.A. Calabria, “Sanguinetto” di Verona, Festival di Valencia (Spagna), Concorso Musicale Mondiale di Kerkrade (Olanda), Concorso Internazionale “Flicorno d’Oro” di Riva del Garda, ecc.
SiRa Sax Quartet, costituitosi nel 2012, è formato da allievi del maestro Gianfranco Brundo. Ciascun componente collabora attivamente con varie formazioni orchestrali (“Accademia Musicale Euterpe”, “Ensemble Giovanile Privitera”, “Orchestra d’archi Siracusana”) e cameristiche (duo con pianoforte, trio di ance e archi, sestetto di saxofoni), vantando numerosi riconoscimenti di pubblico e critica; ognuno si è inoltre distinto in occasione di numerosi concorsi di musica nazionali e internazionali (Concorso Nazionale “B. Albanese” di Caccamo, Concorso Nazionale “Riviera Etrusca” di Piombino, Concorso Nazionale “P. Mandanici” di Barcellona P.G., Concorso Nazionale “G. Ierna” di Floridia, Concorso Europeo “Valle del Barocco” di Ragusa, Concorso Nazionale “A. Pulvirenti” di Comiso, Concorso Internazionale “G. Campochiaro” di Pedara, etc.), ottenendo sempre primi premi e premi assoluti. Scopo principale del quartetto è quello di far conoscere il saxofono nella sua veste meno nota, ossia quella classica, con un repertorio che spazia da Bach ai contemporanei, dalle colonne sonore di film al musical, dalla musica leggera a quella popolare della tradizione al jazz, a dimostrazione delle infinite possibilità espressive di quello che è stato definito “il re degli strumenti a fiato”. Per rendere più agevole l’ascolto di musiche appartenenti a diversi periodi storici, il SiRa Sax Quartet annovera sia composizioni originali sia trascrizioni e arrangiamenti.
 
L’ARCHITETTO SCRITTORE
 
Carlo Truppi, architetto e scrittore, professore ordinario di Progettazione ambientale. Ha iniziato l’attività didattica all’università di Napoli e ha insegnato anche al Politecnico di Milano e alla Facoltà di Architettura Valle Giulia di Roma. Già Direttore della Scuola di Alta Formazione “Tecnologie di intervento per il recupero”, Coordinatore del Dottorato di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura, Presidente del Polo Universitario di Siracusa e Direttore del Dipartimento ARP, è stato fino a maggio 2012 Preside della Facoltà. Attualmente è coordinatore nazionale del progetto di ricerca PRIN Valorizzazione del paesaggio. La bellezza collegata all’economia e al turismo. Tra i recenti scritti pubblicati: Continuità e mutamento. Il tempo nella innovazione delle tecniche e nella evoluzione dell’architettura (Angeli, Milano, 1994); L’anima dei luoghi (con James Hillman, Rizzoli, Milano 2004); voce Ambiente, in Enciclopedia Filosofica (Bompiani, Milano 2005); I luoghi dell’anima con Wim Wenders (Meidiana, Firenze 2007); I luoghi dell’anima, in Wim Wenders, Palermo Shooting, Real video (Feltrinelli, Milano 2009); In difesa del paesaggio. In difesa del paesaggio. Per una politica della bellezza (Mondadori Electa, Milano 2009); Vedere i luoghi dell’anima con Wim Wenders (Mondadori Electa, Milano, 2012), Il corpo e l’anima dell’architettura (Lombardi, Siracusa, 2013). Oltre alla saggistica, tre romanzi: In concerto (SE, Milano 2011); Il treno nella stanza (SE, Milano, 2012); Ruga (SE, Milano 2013). Per In concerto ha ricevuto il premio Arno a Reggio Emilia nel 2012 e un ‘diploma di elogio’ al RALFI di Licata nel 2013. Per In difesa del paesaggio. Per una politica della bellezza ha ricevuto una ‘segnalazione di merito’ al Premio Nazionale Arti Letterarie Città di Torino nel 2012. Per Vedere i luoghi dell’anima con Wim Wenders ha ricevuto una ‘menzione d’onore’ al Premio Nazionale Arti Letterarie Città di Torino e una ‘segnalazione di merito’ al RALFI di Licata – entrambe nel 2013.