7 SICILIANI
Poesia in gruppo come jam session
LA SICILIA 19.03.2014
di Grazia Calanna
«La poesia è
fondamentalmente speranza, essa vuole pensare che lo stato d’unità con gli
altri esseri, che caratterizza la persona umana prima dell’instaurazione del
linguaggio, può ristabilirsi in seno alle parole». Un pensiero di Yves Bonnefoy
per introdurvi alla lettura di “Sescion (7 siciliani)”, un’antologia, come si
legge nella postfazione, di autori che “non si sono ‘scelti’ ma si sono
ritrovati, all’interno della pratica della scrittura. Non si incontrano (quasi)
mai, scrivono in assoluta indipendenza. Quando accade che mettono in comune
quanto hanno fatto, è cosa che ha lo stesso spirito che anima una jam session.
Questa antologia è perciò una jam session nel momento del suo farsi”. Il volume,
edito da “I Quaderni del Battello Ebbro”, inaugura la collana letteraria
promossa dal Centro Internazionale di Poesia “Jacopo da Lentini”, diretto da
Giacomo Martini, raccoglie testi, accomunati, pur nell’eterogeneità stilistica,
dalla folgorazione lirica dei sensi. Immagini, impressioni, impeti,
istantaneità, irruenze, raccolte dalla collisione costante col terreno
quotidiano, si puntellano innalzando un edificio poetico esteso. “Se mi
ricordo, ti richiamo” di Gaetano Altopiano, distende la dinamica
sequenza, “Chiudendo gli occhi, ma solo per poco, pensa a molte delle cose che
ha visto e non si capacita del tempo che cambia così in fretta, che
repentinamente volge al brutto mandando pioggia”. Seguono, sul perimetro
emozionale: “Cantici dello stagnaio” di Costantino Chillura, “il giorno muore /
e con il giorno muore / quanto di giorno ho visto // il paesaggio / e la vita
di ogni giorno / ogni giorno diversi // dai giorni passati / e dal giorno che
verrà”; “Cantabile ostinato” di Nicola Di Maio, “la poesia di noi si è arresa /
alza le mani / a questo invisibile plotone / che è un pareggio di bocche /
aperte e chiuse / mentre trema nel buio della cucina / sotto la neve / l’Italia
che non amo”. Ancora, “la rintracciate questa lettera a luigi rigoni” di
Francesco Gambaro, “molte le cose vorrei dirle ma si scrivono altrimenti
scappano molte le cose si scrivono rituonano fanno scrivere quello che non so
ancora di volere dire”; “Squartini (2006)” di Gaetano Testa, “ci sono gli occhi
che seppure in / volontariamente vogliono arrivar / ci prima di tutto il resto
sicché mi / dico non possiamo non incoraggiarli”; “Storie minime” di Sergio
Toscano, “La destinazione del viaggio è ignota; tuttavia, l’ansia di
raggiungerla produce un’angoscia irrazionale, profonda”. Con “Al balcone”,
congiunge Guido Valdini, “Le parole ora disarticolate / hanno preso la chiarità
rotonda / della tigre che bastava guardare / per morirne”. “Questo quaderno -
spiega Martini -, avvia una riflessione storica, artistica e culturale sulla
situazione attuale della poesia in Sicilia attraverso il recupero di
un’esperienza che segnò la vita artistica e culturale dell’isola, e in
particolare di Palermo, negli anni ’60 e ’70”.
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