sabato 20 aprile 2013

POESIA - Taibbi la parola testimone del vivere
LA SICILIA pag. CULTURA di GRAZIA CALANNA 18.04.203
 
“Si può sopportare qualsiasi verità, per quanto distruttrice sia, purché surroghi tutto, e abbia la stessa vitalità della speranza alla quale si è sostituita”. La riflessione di Emil Cioran (raccolta da L'inconveniente di essere nati, 1973), sintetizza bene il messaggio cardine di “Schegge”, silloge di Francesca Taibbi (Edizioni Prova d’Autore). Siamo in presenza di una poesia squisitamente essenziale che fluisce obbedendo con cura ad un’urgenza che diviene parola e testimone del nostro vivere quotidiano, “Siamo storpi verecondi / che accarezzano / volubili / le ripide altezze delle loro indecisioni. / Corpi contorti / formalmente compiuti / inseguono, / perversi / dolorosi rifiuti”, versifica in “Dolci Natali”. L’autrice scrive di corpi sopraffatti “dai turni della vita” (“Riflessi”) e, aprendosi alla verità del proprio più intimo sentire, guarda con gli occhi della coscienza alle inestimabili infermità sociali additando, insieme, l’inerzia delle vittime e l’astuzia degli artefici, “Imbonitori di sogni in scatola / gettano negli occhi / felicità surrogate / che celano / voragini, abissi”, leggiamo in “Accumulo ergo sum”. Uno sguardo volto al presente, memore di un trascorso indelebile e vitale nelle stanze luminose del ricordo, “nei suoi / sfilacciati / sorrisi, / i miei piccoli / passi, / svelti e imprecisi. // I guizzi del fuoco / le risa argentine / le corse / gli scherzi / le monetine / che ruotano / mosse / da dita / possenti”, (“Il bottone”). Un libro impreziosito dai disegni di Janie giovane artista catanese che con le proprie opere, contraddistinte dal tratto corposo e accogliente, fotografa il proprio tempo denunciandone, con toni garbati e malinconici, le smisurate contraddizioni. Quelle stesse incoerenze indicate a chiari toni dalla Taibbi che, come in “Mercanti di parole”, lapidaria, versifica: “Addestrati cultori dell’arte / vanagloriosi e tronfi / pronunciano voti a mezza bocca / con la restante / consegnano giudizi al tempio / dietro lauto compenso”. “La poesia - dichiara la Taibbi -, è libero fluire di emozioni e interpretazioni istintive. Oggi è importante fare poesia per combattere l’atrofismo culturale e più semplicemente conoscitivo. La poesia è probabilmente la più grande forma di condivisione esistente in ambito letterario e sociale, una tra le più concrete forme di espressione artistica. La sua concretezza (e compiutezza) risiede proprio nel suo essere incompleta, poiché spesso il non detto, il celato, fanno sì che il pensiero dell’autore, che può apparire fallace, (manchevole e incompleto), possa essere arricchito e integrato dall’interpretazione del lettore. In poesia, la monodia espressiva, la singola voce del poeta, che è l’unica che si intravede nei caratteri graficamente ordinati del testo scritto, in realtà diviene espressione del policromo pensiero sociale”.
GRAZIA CALANNA