POESIA
La distanza crea uno
spazio del pensiero
di Grazia Calanna su
LA SICILIA Cultura del 21.02.2014
“Il poeta prende il materiale
che proviene da una dimensione inusitata e ne fa traccia, traccia profonda, una
solennità che fa scrivere ogni parte, ogni parola, come fosse un ordine che
proviene dal più alto degli obblighi, come fosse sangue scritto sui muri, come
fosse l’ultimo mattino della primavera. La
poesia segna chiunque la voglia accanto e nel suo vento fuggitivo si alimentano
i cuori di una sazietà irrinunciabile”. Parole di Loretto Rafanelli, autore del
libro “L’indice delle distanze”, edizioni Jaca Book, collana “I Poeti” a cura
di Roberto Mussapi. “I pescatori sanno
che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato
quei pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra”. Piace
introdurvi alla lettura di questa nuova, rischiarante, silloge, con una
riflessione di Vincent van Gogh che, “nella veloce geometria dei ricordi”,
crediamo possa fungere da segnale luminoso, faro come figura di “bambino che
corre / sull’orlo della stretta via dei padri / sfuocati nel crepuscolo / che
solca il cerchio di questa stanza”.
-L’indice delle
distanze. Perché questo titolo?
“Prima è nato il titolo, poi la ‘coscienza’ di un
tale titolo che si calava perfettamente nella versificazione realizzata, dove
si dice di una distanza dall’abitare una determinata ‘dimora’ che, qualora si
avvicini, in verità si allontana. Quella distanza che crea la possibilità di
dischiudere delicatamente il mondo alla persona, ma che è pure uno spazio del
pensiero e che ci consente di contemplare, mentre si avverte l’impossibilità di
possedere, di appropriarsi delle cose”.
-“Per
amare la cultura occorre una forte vitalità. Perché la cultura (in senso
specifico o, meglio, classista) è un possesso: e niente necessita di una più
accanita e matta energia che il desiderio di possesso”. Un pensiero Pasolini
per chiederti: oggigiorno qual è la funzione della poesia?
“Pasolini possedeva una
indubbia vitalità e la mostrava in tutte le sue molteplici attività, e nelle
sue forti polemiche, forse la cosa che gli riusciva meglio, c’era in lui una
sorta di lettura del mondo che sconfinava nella preveggenza. Basterebbe forse
una parte di questa vitalità agli uomini di oggi per salvare la cultura e il
mondo. Io insisto nella mia poesia a parlare di Occidente, nel senso di una
grande civiltà (certo anche guerrafondaia e imperialista) in declino, così che
una identità secolare si va sfaldando rovinosamente, e poco contano i tentativi
economici e finanziari predisposti in questi anni dalle autorità europee.
Eppure noi che rivendichiamo la verità della parola poetica e la necessità
della bellezza, non possiamo abbandonarci al nichilismo. Che fare allora?
Percorrere seriamente il nostro cammino, leggendo e scrivendo, parlando della
necessità della poesia, che non può salvare il mondo ma regalare un brandello
di verità sì”.
GRAZIA CALANNA
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