“GLI
IMPERFETTI SONO GENTE BIZZARRA” DI RITA PACILIO
Lo spazio inespugnabile dell’essere sorella
di GRAZIA CALANNA su LA SICILIA del 28.08.2013
“I suoi amici hanno le ali sotto / la maglietta /
alcuni hanno la testa nei sotterranei / e con le mani consegnano fogne // come fossero
baci convulsi / abbracci miti, girano / la lingua di un sorriso, implorano /
risposte alla sorte e alla pietà. / Hanno un amore negli occhi / un
presentimento di attesa / una polvere pronta a sparare / una febbre. // Noi
dispiaciuti li guardiamo enigma senza soluzione”. Versi dall’intesa tonalità
affettiva, versi di Rita Pacilio tratti da “Gli imperfetti sono gente bizzarra”,
edizioni La Vita Felice. «Questo - dichiara la Pacilio - è un libro che mi è costato
uno scavo interiore. Ho denudato la mia rintracciabile fisicità per allinearmi
allo schema dello sdoppiamento mentale e di coscienza al fine di poter osservare,
con il terzo occhio, la libertà del vagabondare plurimo e legittimo della mente
umana di fronte allo straordinario e difficile mondo dell’incoscienza ». Lo
sguardo della poetessa (amorevolmente) indaga e si allunga fino all’ignoto di
un cosmo narrato nella sua peculiare complessità, “La prigione di mio fratello
/ è oracolo timido / probabile occhio spia”. Un cosmo percorso da struggente
tenerezza, “Il giardino l’hanno messo sul tetto / il custode è il lungo
cipresso / si intreccia l’edera tra le caviglie / negli occhi vaga la collina
viola”. «Un dolente e splendente diario, personalissimo – sottolinea il prefatore,
Davide Rondoni - dove la forza dei versi fila, tesse e spacca la mormorazione
in cui pure restano raccolti, pronunciati dal quel luogo inespugnabile che è lo
spazio dell’essere sorella».
Una serie complessa di anelli (inscindibili),
liriche poderose che, interpretandone prudentemente il pensiero, i sibili (“Ho
parlato al tuo corpo fraterno/ conficcato nella pioggia che lava/ sollevato
ruggiti sfibrati/ per pietrificarne i momenti”), donano la parola a coloro (“Li
ho visti assorti, smarriti, soli. / Portavano negli occhi i rovi del mondo /
con decenza e con il pungolo nel cuore”) che ne sono provvisti. «Il vero poeta
- aggiunge la Pacilio - ha il compito di educare gli esseri umani alla
rivelazione dell’essenza del possibile. La poesia deve avere il compito fondamentale
di comunicare, come cassa di risonanza, che il codice simbolico del mondo è un
lascito di un varco creativo e benefico delle vicende umane che universalmente
riguardano le singole esistenze. La poesia nasce dalla realtà per poi
disgiungersene in modo semplice, quasi come per creare una seconda coscienza,
per erigere una distanza che discenda dalle cose stesse. Il poeta deve essere
visionario e attento conoscitore degli innesti inquieti che, implacabile, la
vita riproduce con spontaneità, senza debolezza. Per me la poesia
resta motivo di introspezione del mondo».
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