CAVALLARO
Un
Angelo forsennato fra il Paradiso e la terra
LA
SICILIA del 20 dicembre 2013
di
Grazia Calanna
“Il Paradiso visto dalla Terra,
il Paradiso dove ci attendono gli “Affari
di Lassù”, il Paradiso luogo
di ipotesi e risposte, dei “Santi
incontri”, il Paradiso quasi dietro l’angolo e con un angelo sempre
pronto a darci una mano (casualmente?), vegliando su di noi”. È questo, dalle
parole dell’autrice Grazia Cavallaro, il leitmotiv del nuovo libro, A&B Editrice, “Favole
del Paradiso”. “Di ritorno
dalla terra… Sembro un forsennato. Ma per chi mi hanno preso, per un pacco
postale? Non so per quanto tempo ancora riuscirò a sopportare di viaggiare
senza potermi fermare per tirare un bel respiro, (Qui le pause sembrano durare
un’eternità!”). Esordisce così il protagonista, l’Angelo custode di Astrid,
delizioso scarabocchio che, nel precedente libro della Cavallaro, “Il Bianco e
il Nero”, è diventato umano. In un’epoca tecnologica in cui gli studiosi
cercano risposte concrete ai quesiti insoluti sull’universo, la favola,
chiarisce l’autrice, “crea mondi
paralleli permettendoci di viaggiare
lontano, fino a trovare, negli spazi reali nella fantasia,
risposte e soluzioni”. Un nugolo
di personaggi animano pagine di storie incardinate su un chiaro messaggio: “per
trovare il proprio paradiso interiore occorre recuperare la parte migliore di
noi stessi, spesso saccheggiata dal divenire esistenziale”. Ci sono i
fratellini Bàstis
e Raya, nati, quasi ai margini del creato, per ritrovarsi e volersi bene;
l’Omone
e Peppina
che sfidano avversità dissimili con coraggio e pacatezza; l’Uomo Stanco,
a lavoro da mattina a sera per guadagnarsi da vivere e sostentare al meglio i
familiari, al proverbiale incontro con un Gigante dall’abbraccio paterno. E,
ancora, non ultimo, il Diavolo, snervato del proprio ruolo e delle inevitabili connessioni
negative, disposto nientemeno che a servire il suo antagonista pur di essere dimenticato
da chi lo invoca continuamente, una figura quasi umana, per via della ricerca
di cambiamento e di posatezza interiore. “Scrivere come pensare - dichiara la
Cavallaro -, è una forma di dialogo con noi stessi con la differenza che scrivendo, oltre ad analizzare i sentimenti umani,
trasmettiamo valori. Tutto questo ci
aiuta a vivere in pace con noi stessi e col mondo, dando un senso diverso alla nostra vita. Questo accade soprattutto quando,
strada facendo, incontriamo difficoltà senza risposta o procediamo accompagnati
da tanti dubbi. La fiaba è un percorso
introspettivo in noi stessi alla
ricerca dei nostri personaggi, degli antagonisti, degli sconosciuti,
delle storie in apparenza lontane. È un cammino
nel mondo che ci circonda visto attraverso
gli occhi della nostra anima. Leggendo ciascuno può trovare la sua parte di mondo e, dunque, la fiaba diventerebbe
il luogo rappresentativo nel quale
ritrovarci e rispecchiarci a
vicenda”.
GRAZIA CALANNA
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