martedì 25 febbraio 2014


POESIA

La distanza crea uno spazio del pensiero

di Grazia Calanna su LA SICILIA Cultura del 21.02.2014

 

“Il poeta prende il materiale che proviene da una dimensione inusitata e ne fa traccia, traccia profonda, una solennità che fa scrivere ogni parte, ogni parola, come fosse un ordine che proviene dal più alto degli obblighi, come fosse sangue scritto sui muri, come fosse l’ultimo mattino della primavera. La poesia segna chiunque la voglia accanto e nel suo vento fuggitivo si alimentano i cuori di una sazietà irrinunciabile”. Parole di Loretto Rafanelli, autore del libro “L’indice delle distanze”, edizioni Jaca Book, collana “I Poeti” a cura di Roberto Mussapi. “I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato quei pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra”. Piace introdurvi alla lettura di questa nuova, rischiarante, silloge, con una riflessione di Vincent van Gogh che, “nella veloce geometria dei ricordi”, crediamo possa fungere da segnale luminoso, faro come figura di “bambino che corre / sull’orlo della stretta via dei padri / sfuocati nel crepuscolo / che solca il cerchio di questa stanza”.

-L’indice delle distanze. Perché questo titolo?

“Prima è nato il titolo, poi la ‘coscienza’ di un tale titolo che si calava perfettamente nella versificazione realizzata, dove si dice di una distanza dall’abitare una determinata ‘dimora’ che, qualora si avvicini, in verità si allontana. Quella distanza che crea la possibilità di dischiudere delicatamente il mondo alla persona, ma che è pure uno spazio del pensiero e che ci consente di contemplare, mentre si avverte l’impossibilità di possedere, di appropriarsi delle cose”.

-“Per amare la cultura occorre una forte vitalità. Perché la cultura (in senso specifico o, meglio, classista) è un possesso: e niente necessita di una più accanita e matta energia che il desiderio di possesso”. Un pensiero Pasolini per chiederti: oggigiorno qual è la funzione della poesia?

“Pasolini possedeva una indubbia vitalità e la mostrava in tutte le sue molteplici attività, e nelle sue forti polemiche, forse la cosa che gli riusciva meglio, c’era in lui una sorta di lettura del mondo che sconfinava nella preveggenza. Basterebbe forse una parte di questa vitalità agli uomini di oggi per salvare la cultura e il mondo. Io insisto nella mia poesia a parlare di Occidente, nel senso di una grande civiltà (certo anche guerrafondaia e imperialista) in declino, così che una identità secolare si va sfaldando rovinosamente, e poco contano i tentativi economici e finanziari predisposti in questi anni dalle autorità europee. Eppure noi che rivendichiamo la verità della parola poetica e la necessità della bellezza, non possiamo abbandonarci al nichilismo. Che fare allora? Percorrere seriamente il nostro cammino, leggendo e scrivendo, parlando della necessità della poesia, che non può salvare il mondo ma regalare un brandello di verità ”.  

GRAZIA CALANNA

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