Versi taciturni, parole «carne dell’anima»
LA SICILIA 14.02.2013 di Grazia Calanna
“Il
linguaggio è uno specchio della mente in un senso profondo e significativo; è
un prodotto dell’intelligenza umana, ricreato ex novo in ogni individuo
mediante operazioni che si situano ben oltre il limite della volontà e della
consapevolezza”. Leggendo “SoloMinuscolaScrittura” di Silvia Rosa, edito da “La
Vita Felice”, prefato da Giorgio Bàrberi Squarotti, sovviene la riflessione di
Chomsky. Siamo in presenza di una prosa poetica che non sfugge il silenzio,
bensì lo accoglie in policroma (faconda) pienezza. Taciturne, “le parole sono
carne tenera dell’anima, l’alfabeto di occhi mani labbra che siamo, eterni a
svanire”. Con verità cristallina, “a denti stretti”, l’autrice partecipa il
lettore del proprio “precipitare nell’ansa nuda di parole”. Indaga le geografie
del tempo, pur (talvolta) assente da se stessa, instancabile, pur (talvolta)
stanca dell’immobilità che la “preme contro i minuti sbeccati taglienti dei
giorni che scorrono in fretta, e si sbriciolano”. Sveste i propri dubbi
esistenziali, “bolo indigesto che ulcera la coscienza”. Sul “candore delle
pagine” adagia desideri cosmici, riconoscibili, anche quando taciuti, “vorrei
che ci scambiassimo le fiabe, e le dolcezze che teniamo nascoste al mondo
intero, […], il tempo di un sospiro di piacere che tremi il cuore e frani cielo
e terra fino all’origine di (un) noi - possibile”. Ebbene, cardine è
l’amore, che, insegna Feuerbach, è passione, contrassegno della vita, senza il
quale, ricorda semplicemente l’autrice, “i giorni (e le notti) precipitano nel
vuoto”. “Scrivo per raccontare il mondo, visto coi miei occhi, a me e a gli
altri, come si raccontano le fiabe perché aiutino a superare la notte e a
guardare senza (troppa) paura le ombre, e poi scoprire che le ombre nascono
dalla luce che si muove intorno ai nostri passi - spiega la Rosa -. Scrivo per
necessità, non vorrei scrivere, scrivo con difficoltà e fatica, le parole molte
volte non ci sono, devo cercarle e non ho voglia e poi però penso che non ho
niente oltre alle parole che (non) possiedo, che il senso è tutto lì, nelle
parole, ma che le parole non “significano” nulla, perciò bisogna metterle
insieme con cura come le tessere di un mosaico e inventare un disegno per dirsi
e per dire, e offrirlo in dono a chi vorrà leggerne tutte le sfumature e le
imperfezioni. “SoloMinuscolaScrittura" nasce da
un corpus di riflessioni di questo tipo rielaborate, poi, in una sorta di
racconto. Se c'è un'uscita possibile da quel labirinto di non senso e
solitudine e vuoto in cui a volte (ci) si (s)finisce, per me - conclude la Rosa
- è proprio nello spazio di quel cammino, una parola dopo l'altra tesa come una
mano in una carezza in un gesto di resa in un saluto, a indicare il mondo e a
pronunciarlo sulla punta della lingua, come fosse una preghiera”.
GRAZIA CALANNA
Nessun commento:
Posta un commento