“Ti stringo la mano mentre dormi”
di Elena Buia Rutt (fuorilinea).
Nero
puro della notte, sonno bianco, mare calmo grigio verde, pesce rosso, bianca di
felicità, bellezza umile e bianca, parole ancora rosse in faccia, stupido rosa,
sassi bianchi, viali azzurri, arancione la casa si accuccia, erba verde, questione
di rosso, di giallo, grigio su grigio. Con le proprie singolari sfumature,
l’emozione affresca la vita e il suo intorno. “Anime pure e pensose quelle che
amano i colori”, il pensiero di John Ruskin sovviene leggendo “Ti stringo la mano mentre dormi” di Elena
Buia Rutt (fuorilinea). In un tempo rotondo, sguardo materno coglie l’incessante divenire del presente incarnato da “parole
scalmanate / che ridendo corrono / su un pezzo di foglio”. La fede, “spazio
d’aria / che quando / lo attraversi / sorridi piano / come nevicasse”, zampilla
immacolata di verso in verso, “le palme delle mani / radici / rivolte verso il
cielo”, di cuore in cuore, finanche ricordando la scrittrice olandese Etty
Hillesum, “Non c’è riparo: / se non a braccia aperte / farsi cima o scogliera /
e quando il vento trafigge / placarlo / grata / nell’abbraccio”. La fede, cito Mario
Luzi, è un fuoco che il suo ardore rigenera, “librarsi così in alto / nel cielo
/ da non potere più essere visto, / ma solo rimpianto / e poi ammirato / per la
leggerezza / per la libertà / con cui va incontro all’eternità”. È incanto, energia,
“il fruscio della piuma / che rompe la pietra”, leggiamo rievocando Bartolo
Cattafi (“un filo di paglia mi può trafiggere”). “Il sermo cotidianus è teso al
massimo della propria capacità espressiva. L’effetto più evidente è la forza di
generare una sensazione di intensità legata a gesti semplici – si legge nella
prefazione di Antonio Spadaro”.
Quando ha iniziato a scrivere
poesie? “Con la
nascita dei miei bambini: mi sono improvvisamente trovata in balia dell’urgenza
di dar voce a un’intuizione di stupore, di meraviglia. Il vivere e il morire
non sono stati più un gioco della mente, ma si sono incarnati (letteralmente)
nel mio corpo: la vita era dentro di me e la morte, da quel momento in poi, mi
avrebbe riguardata non solamente dal punto di vista intellettuale - dichiara Elena
Buia Rutt”.
Cosa significa fare poesia? “Toccare l’essenzialità
dell’esperienza: riscoprire la realtà, saperne discernere i fondamenti. Vuol
dire vedere come ogni nostro gesto, anche il più prosaico, banale, quotidiano,
finito esprima un qualcosa di più, un valore eccedente, una dimensione che lo
supera: porti insomma con sé l’impronta, la traccia dell’infinito e del
trascendente”.
Prodigioso
poetare proteso, “tra l’alloro e il biancospino”, all’ascolto (festoso) dello scampanio
esistenziale, “Irresistibile il suono dilaga, / attraversa l’erba, il ferro,
noi. / E ci trasforma. / Tutt’uno con la vita / che non muore”.
GRAZIA CALANNA
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