lunedì 12 agosto 2013


IL SAGGIO DI ERICA DONZELLA SULLA POETESSA
Alda Merini, simbiosi di pensiero e d’ispirazione
di Grazia Calanna
(LA SICILIA CULTURA 13.07.2013)
 
“I poeti si riconoscono palmo a palmo col loro silenzio. La poesia sfianca, stanca, sconvolge, tormenta e poi scende a cullare il pianto della solitudine, con la sua potenza affilata, con un’innocenza di madre che asciuga il trucco sbavato della maschera che ogni essere umano indossa quotidianamente”. Parole di Erica Donzella, riflessioni  giovevoli alla comprensione di una scelta  qual è stata quella di intitolare un saggio alla “ragazzetta milanese”, come la definì Pier Paolo Pasolini, che, sottolinea, ricordandolo, la Donzella, “ha il piglio superbo di una piccola ape furibonda, che si nutre del nettare della vita, spesso amaro del dolore, ma pur sempre degno d’inchiostro e confessione; colei che canta la sua follia con la vertigine poetica dell’amore incondizionato per il mondo viscido e distratto che la confina”. Parliamo di “Alda Merini. L’amore in un Dio Lontano”, densissimo saggio, edizioni Prova d’Autore, che dalla vita, alle ricchissima produzione letteraria, scandaglia “versi che trasudano pietà e misericordia, solitudine e malattia, affanno e sospensione, vergogna e seduzione”. Il versificare per Alda Merini, scrive la Donzella, rappresenta (anche) la misura con la quale si relaziona al proprio corpo, “il nostro corpo è anche la misura della parola”. Ed è soprattutto l’antagonismo tra corpo e soffio vitale che ha un ruolo sostanziale nella stesura delle sue liriche: “È solo sospirando la carne che si arriva alla parola. Il corpo è l’anima raffinata”. Leggendo soccorrono i versi della stessa Donzella (tratti da “Pyro”, fortunato libro d’esordio), “Maledetta sia la mia carne / Maledetto il sapore che scivola su di te / Maledetto l’attimo del tuo sguardo / E la gravità / Che mi fece orbitare / Intorno al tuo sesso”, che in assonanza con la Merini plasma canti dai toni (tuoni) passionali, autentici, prorompenti. Una sinossi scientifico-lirica dell’universo meriniano, come evidenzia il curatore letterario, Mario Grasso. Un omaggio, arricchito dalle interviste (lucenti testimonianze) a Giuliano Grittini e Cosimo Daminao Damato, in memoria di una voce memorabile (decisamente fuori dal coro) del secondo Novecento letterario italiano. “Ad Alda Merini si arriva per innamoramento. Aveva ragione Damato, regista e amico della poetessa, a confessarmi tale segreto, bisbigliato dietro una cornetta telefonica in una notte di marzo. Alda Merini è la poesia, la più alta nell’eco della parola, della metafora, del dolore preso a schiaffi coi versi, cantati verso un dio lontano, così tanto presente, eppure distante. Alda Merini si ama. Ad Alda Merini si arriva per congiunzione naturale del vivere e del respirare. È simbiosi di pensiero e d’ispirazione, è madre di silenzio che avvolge e culla il poeta, che lo consola dagli abissi ancestrali dei tormenti”.  
GRAZIA CALANNA

Nessun commento:

Posta un commento