IL
SAGGIO DI ERICA DONZELLA SULLA POETESSA
Alda Merini, simbiosi di pensiero e d’ispirazione
di Grazia Calanna
(LA SICILIA CULTURA 13.07.2013)
“I poeti si riconoscono palmo a palmo col loro
silenzio. La poesia sfianca, stanca, sconvolge, tormenta e poi scende a cullare
il pianto della solitudine, con la sua potenza affilata, con un’innocenza di
madre che asciuga il trucco sbavato della maschera che ogni essere umano
indossa quotidianamente”. Parole di Erica Donzella, riflessioni giovevoli alla comprensione di una
scelta qual è stata quella di intitolare
un saggio alla “ragazzetta milanese”, come la definì Pier Paolo Pasolini, che, sottolinea,
ricordandolo, la Donzella, “ha il piglio superbo di una piccola ape furibonda,
che si nutre del nettare della vita, spesso amaro del dolore, ma pur sempre
degno d’inchiostro e confessione; colei che canta la sua follia con la
vertigine poetica dell’amore incondizionato per il mondo viscido e distratto
che la confina”. Parliamo di “Alda Merini. L’amore in un Dio Lontano”,
densissimo saggio, edizioni Prova d’Autore, che dalla vita, alle ricchissima
produzione letteraria, scandaglia “versi che trasudano pietà e misericordia, solitudine
e malattia, affanno e sospensione, vergogna e seduzione”. Il versificare per
Alda Merini, scrive la Donzella, rappresenta (anche) la misura con la quale si
relaziona al proprio corpo, “il nostro corpo è anche la misura della parola”. Ed
è soprattutto l’antagonismo tra corpo e soffio vitale che ha un ruolo sostanziale
nella stesura delle sue liriche: “È solo sospirando la carne che si arriva alla
parola. Il corpo è l’anima raffinata”. Leggendo soccorrono i versi della stessa
Donzella (tratti da “Pyro”, fortunato libro d’esordio), “Maledetta sia la mia
carne / Maledetto il sapore che scivola su di te / Maledetto l’attimo del tuo
sguardo / E la gravità / Che mi fece orbitare / Intorno al tuo sesso”, che in assonanza
con la Merini plasma canti dai toni (tuoni) passionali, autentici, prorompenti.
Una sinossi scientifico-lirica dell’universo meriniano, come evidenzia il
curatore letterario, Mario Grasso. Un omaggio, arricchito dalle interviste
(lucenti testimonianze) a Giuliano Grittini e Cosimo Daminao Damato, in memoria
di una voce memorabile (decisamente fuori dal coro) del secondo Novecento letterario
italiano. “Ad Alda Merini si arriva per innamoramento. Aveva ragione Damato,
regista e amico della poetessa, a confessarmi tale segreto, bisbigliato dietro
una cornetta telefonica in una notte di marzo. Alda Merini è la poesia, la più
alta nell’eco della parola, della metafora, del dolore preso a schiaffi coi
versi, cantati verso un dio lontano, così tanto presente, eppure distante. Alda
Merini si ama. Ad Alda Merini si arriva per congiunzione naturale del vivere e
del respirare. È simbiosi di pensiero e d’ispirazione, è madre di silenzio che
avvolge e culla il poeta, che lo consola dagli abissi ancestrali dei tormenti”.
GRAZIA
CALANNA
Nessun commento:
Posta un commento