lunedì 2 settembre 2013


 “GLI IMPERFETTI SONO GENTE BIZZARRA” DI RITA PACILIO

Lo spazio inespugnabile dell’essere sorella

 

di GRAZIA CALANNA su LA SICILIA del 28.08.2013

“I suoi amici hanno le ali sotto / la maglietta / alcuni hanno la testa nei sotterranei / e con le mani consegnano fogne // come fossero baci convulsi / abbracci miti, girano / la lingua di un sorriso, implorano / risposte alla sorte e alla pietà. / Hanno un amore negli occhi / un presentimento di attesa / una polvere pronta a sparare / una febbre. // Noi dispiaciuti li guardiamo enigma senza soluzione”. Versi dall’intesa tonalità affettiva, versi di Rita Pacilio tratti da “Gli imperfetti sono gente bizzarra”, edizioni La Vita Felice. «Questo - dichiara la Pacilio - è un libro che mi è costato uno scavo interiore. Ho denudato la mia rintracciabile fisicità per allinearmi allo schema dello sdoppiamento mentale e di coscienza al fine di poter osservare, con il terzo occhio, la libertà del vagabondare plurimo e legittimo della mente umana di fronte allo straordinario e difficile mondo dell’incoscienza ». Lo sguardo della poetessa (amorevolmente) indaga e si allunga fino all’ignoto di un cosmo narrato nella sua peculiare complessità, “La prigione di mio fratello / è oracolo timido / probabile occhio spia”. Un cosmo percorso da struggente tenerezza, “Il giardino l’hanno messo sul tetto / il custode è il lungo cipresso / si intreccia l’edera tra le caviglie / negli occhi vaga la collina viola”. «Un dolente e splendente diario, personalissimo – sottolinea il prefatore, Davide Rondoni - dove la forza dei versi fila, tesse e spacca la mormorazione in cui pure restano raccolti, pronunciati dal quel luogo inespugnabile che è lo spazio dell’essere sorella».

Una serie complessa di anelli (inscindibili), liriche poderose che, interpretandone prudentemente il pensiero, i sibili (“Ho parlato al tuo corpo fraterno/ conficcato nella pioggia che lava/ sollevato ruggiti sfibrati/ per pietrificarne i momenti”), donano la parola a coloro (“Li ho visti assorti, smarriti, soli. / Portavano negli occhi i rovi del mondo / con decenza e con il pungolo nel cuore”) che ne sono provvisti. «Il vero poeta - aggiunge la Pacilio - ha il compito di educare gli esseri umani alla rivelazione dell’essenza del possibile. La poesia deve avere il compito fondamentale di comunicare, come cassa di risonanza, che il codice simbolico del mondo è un lascito di un varco creativo e benefico delle vicende umane che universalmente riguardano le singole esistenze. La poesia nasce dalla realtà per poi disgiungersene in modo semplice, quasi come per creare una seconda coscienza, per erigere una distanza che discenda dalle cose stesse. Il poeta deve essere visionario e attento conoscitore degli innesti inquieti che, implacabile, la vita riproduce con spontaneità, senza debolezza. Per me la poesia resta motivo di introspezione del mondo».

 

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